Al centro dell'immenso deserto australiano Northern Territory c'è Lajamanu, uno sperduto villaggio dove si è scoperto che i bambini e i ragazzi sotto i trent'anni parlano una strana nuova lingua, battezzata ufficialmente light warlpiri.
Questo villaggio è stato portato all'attenzione della comunità scientifica grazie ad un articolo pubblicato sulla rivista Language, scritto dalla linguista Carmel O'Shannessy che nel 1994 entrò in contatto con questa comunità e che nel 1998 fu invitata ad insegnare nella scuola locale, dove le lingue parlate ed insegnate erano l'inglese e warlpiri, l'idioma degli aborigini del Nord. In quel periodo si accorse che i ragazzi del villaggio parlavano uno strano gergo: un groviglio di dialetti che sembravano parlare in segreto e comunque solo tra di loro.
Erano riconoscibili molti vocaboli del creolo australiano usato dagli aborigeni in età coloniale, su una base di inglese molto semplificato e con elementi grammaticali del warlpiri, la lingua degli aborigeni.
Si è così scoperto che dagli anni settanta i bambini hanno cominciato a saltare da una lingua all'altra, anche in mezzo ad una stessa frase, seguendo però dei modelli che, con il tempo, sono diventati precisi.
Un esempio? Cucinare nel light warlpiri non è purra, come nel warlpiri originale, ma kuk, dall'inglese cook. La cena non è kuyu-ju, ma sapaju, dall'inglese supper. E non è solo una questione di vocaboli. C'è, per esempio, un nuovo tempo verbale che non esiste in nessuna delle tre lingue d'origine: il non futuro.
I bambini dunque non hanno semplicemente mescolato parole di warlpiri, inglese e creolo, ma le hanno composto in modo completamente nuovo creando una nuova lingua. Il sogno di ogni linguista.
La dott.ssa O'Shannessy torna ogni anno in Australia per osservare i "suoi"ragazzi e lo stato di evoluzione del light warlpiri e ha potuto così assistere anche a un passaggio generazionale: alcuni ragazzi di allora infatti recentemente diventati genitori stano trasmettendo la nuova lingua ai loro figli.