Sara Bertrand, Album di famiglia, Albe edizioni
Questo è un libro sulla memoria, sulla guerra, sulla ribellione e, soprattutto, sull’infanzia violata. Ambientato in un imprecisato paese sudamericano, sfiancato da una terribile dittatura, simile a tutte le dittature del mondo: la libertà non esiste più, è solo una parola, da sussurrare, la gente vive di fame e paura, il terrore non risparmia i bambini. Ma il mondo meraviglioso dell’infanzia conosce i luoghi per sfuggire all’orrore, sono le amicizie nate nel dolore, il primo amore, le prime rivolte. Sara Bertrand racconta tutto questo: sono immagini quelle che l’autrice mette l’una dopo l’altra, come in un album fotografico, fotografie a volte nitide, altre sfocate, che raccontano la storia di una ragazza, del suo primo amore, della sua famiglia, dei ricordi cancellati, di ciò che si vuole dimenticare ma che si deve, necessariamente, ricordare.
Il tema è duro, ostile, crudele, ma è raccontato con la voce di un’adolescente che osserva il mondo, lo teme e poi decide di affrontarlo in qualche modo, come può e come deve: conservando i ricordi e alzando i pugni al cielo per combattere per se stessa e per gli altri.
Sara Bertrand è in grado di parlare con uno stile onirico, elegante, raffinato e, allo stesso tempo, profondamente realista, agli adolescenti di un argomento (la guerra, la dittatura) non certo semplice, ma lo fa centrando il bersaglio, parlando al cuore e allo stomaco del lettore, con capitoli brevi, frasi concise e uno stile fortemente visivo che resta stampato nella testa. È un romanzo che si legge velocemente, è come sfogliare un album di fotografie, appunto.
I ragazzi protagonisti di questa storia vivono immersi in un mondo in cui non hanno più diritti, in cui è facile che i loro parenti, amici o loro stessi si ritrovino, all’improvviso, davanti a un plotone d’esecuzione, eppure, nonostante le persone svaniscano nel nulla all’improvviso o vengano ammazzate, questo gruppo di ragazzini continua le loro gite al mare, a ridere, a scoprire il mondo e, soprattutto, a innamorarsi.
Il fulcro centrale della storia è la memoria, scrigno nel quale la natura umana, gli affetti, la storia vengono raccolti perché il passato, per quanto orrendo, è sempre garanzia di un presente e un futuro migliori.