La guardia destinata al controllo delle uscite, intimò alla fila di avanzare. “Avanti il prossimo”, disse rivolgendosi alla bambina che giocava a riflettere la sua immagine in uno specchio. Era da tempo immemore che le era stata promessa la “nascita” ed ora, finalmente, aveva un aspetto tutto nuovo con cui prendere confidenza.
“Sei pronta?”, aggiunse. Non le dette il tempo di rispondere e la incalzò: “Hai preso tutto?”. Agnese ripassò a mente gli ultimi minuti prima della chiamata che avveniva solitamente senza preavviso e costringeva a partire in tutta fretta per la nuova destinazione. Aveva sicuramente svuotato l’armadietto che sovrastava la sua nuvoletta ma non ricordava se avesse preso il cappuccio per le ali, obbligatorio per nascondere agli adulti la vera natura di ogni bambino. Frugò velocemente nello zainetto e si rassicurò. Come avrebbe potuto dimenticarsene. Indossarlo non appena giunti a destinazione, era la prima regola del manuale delle istruzioni per una buona nascita.
“Per tutti i cieli!” esclamò a voce bassa per non allarmare la guardia. “Il manuale! Come ho fatto a dimenticarlo? E ora?”. Quel cerbero messo lì come ultimo ostacolo tra l’attesa angelica e la vita terrena non volle sentire ragione. “Prenderai il tuo posto tra gli esseri umani ma come contrappasso per la negligenza dovrai contare solo sulla tua memoria”. Agnese tirò un sospiro di sollievo per non aver perso l’occasione di partire e si apprestò a superare il varco d’uscita.
“Regola due…”, cominciò la guardia. “Tutti i bambini appena nati devono presentarsi al proprio papà per avviare una relazione stabile e duratura”, completò la bimba a cui, però, non risultava chiaro cosa esattamente fosse un papà. Da alcune indiscrezioni riportate da bambini già nati, neanche i primi mesi di vita l'avrebbero aiutata a farsene un’idea più chiara.
Pensando alla famiglia che l’avrebbe accolta, inoltre, Agnese non poteva trattenersi dall’emozione per l’incontro con la sorellina, Marta, quella bimba che, ormai da più di quattro anni, la reclamava ed inviava in cielo le sue preghiere. “Nel caso di fratelli o sorelle maggiori, è obbligatorio riconoscerne l’autorità ma è facoltà del nascituro rivendicare regole d’ingaggio precise in caso di disputa”. Agnese ripassò a mente la regola numero 3 ma senza capirne il significato. “Ma che importa?”, si disse. Cominciava a pensare che di quel manuale avrebbe potuto farne tranquillamente a meno.
Era arrivato il momento. Come era avvenuto per quanti l’avevano preceduta, una volta lanciatasi nel vuoto senza più l’uso delle ali, scoprì l’ebbrezza della caduta libera. Quando arrivò giù, si ritrovò tra le braccia della donna che l’aveva partorita. Nel rispetto del manuale, avrebbe dovuto sorridere innanzitutto al suo papà ma lo sguardo della mamma fu così dolce che si perse in esso, al punto da dimenticare tutte le altre regole.