Immaginate di chiamarvi Tedoforo… riuscite ad immaginare problema più grande per un decenne?
A questo aggiungete il fatto di essere stato adottato e che il vostro papà adottivo ad un certo punto vada via da casa. Così avrete un nome di cui vi vergognate, una madre finta e un papà vero che ad un certo punto hanno deciso di abbandonarvi, si può star tranquilli dovendo affrontare tutto questo? Certo che no! Così Tedoforo, che a scuola si fa chiamare Ted, o almeno ci prova, non fa che combinare guai, nel senso che va' proprio a cercarseli, il più delle volte fa a botte. Poi torna a casa e vorrebbe far finta che va tutto bene, ma la sua mamma capisce subito che qualcosa è andato storto e allora si mettono sul divano e chiacchierano. Diciamo che dire la verità non è è proprio il forte di Ted, così tra un omissione ed una bugia alla mamma viene servita la sua storia. Il fatto è che Ted non vuole dare dispiaceri alla sua mamma che è già tanto triste perché il papà è andato via. Poi ci sono i compagni, che sono tutt'altro che comprensivi e la maestra Adele, che non è poi così male, solo che è proprio divertente farla arrabbiare! Quando la maestra si adira, ma proprio tanto, allora Ted finisce a colloquio con la preside, la professoressa Castri, la quale, si dice che abbia una stanza delle torture proprio accanto al suo ufficio, e il sogno di Ted è quello di scoprire cosa nasconde quella stanza.
A Ted non dispiace affatto finire nell'ufficio della Castri, anzi, lì si sente al sicuro – torture a parte! – E quando Ted combinerà la marachella più grossa di tutte e farà sparire le maestre troverà nella Castri una comprensione inaspettata ma allo stesso tempo sincera. A quel punto Tedoforo capirà che non è vero che gli va tutto male e che nessuno gli vuole bene, e ora che qualcuno gli ha dato gli strumenti per guardare oltre la sfiga che pensava di possedere, scoprirà quali sono le cose davvero importanti e che quella che pensava fosse la stanza delle torture è in realtà la stanza che ha salvato tanti bimbi come lui. Ted ce la farà, andrà avanti, del resto ha un compito importante da portare avanti: crescere.
Il mio nome è strano di Alberto Arato e Anna Parola, Edizioni Lapis