Cari amici e Kidz, ieri e l’altro ieri mi trovavo a Thiene al K Lit, il festival dei blog letterari. Ero lì come rappresentante di Finzioni, ma visto che il mio vanto più grande è quello d’appartenere a questa redazione, ho parlato molto, e bene, di Hey Kiddo.
Ripropongo alcuni passaggi del mio intervento, intitolato Leggere è fico (e aiuta a diventare grandi). In realtà il mio è stato un atto d’accusa al Piccolo Principe, il libretto scritto di Antoine de Saint Exupery. Non tanto per il tono del libretto (anche per quello) ma principalmente per le conseguenze che quel libretto ha sul lettore. Possiamo riassumere i motivi che mi spingono a scongliare quel libro in tre gruppi.
1) Premessa: un paio d’anni fa Bret Easton Ellis, subito dopo la morte di Salinger, ha scritto un tweet in cui si dichiarava contento. Aldilà del tono provocatorio, Ellis si è spiegato dicendo che è un bene che gente così muoia, perché ormai sono diventati dei miti irraggiungibili. Per una ragione diametralmente opposta, ma speculare, il Piccolo Principe è diventato un libro irraggiungibile, ma raggiungibilissimo. Capita infatti spesso che una volta letto quel libro, il lettore si senta arrivato. E, una volta raggiunta l’irraggiungibilità del Piccolo Principe, il lettore si siede e pensa che sia apposto, il suo dovere è fatto, non c’è più nulla da leggere.
2) Il Piccolo Principe è diventato, a causa della sua scrittura infantilista e povera di contenuto, un libro tristemente pluricitato su facebook e blog di bimbiminkia. Ci avete mai fatto caso? Non passa giorno senza che si veda una foto hipster e una citazione a caso del principino, sul suo asteroide e dei suoi amici spaziali. Questo lo porta alla stregua delle finte citazioni di Jim Morrison o di Bob Marley. Poveri noi! Si può ridurre un libro in una frase?
3) Il Piccolo Principe limita la fantasia dei ragazzi. Fermo restando i due motivi precedenti, il capitolo in cui il principe incontra la volpe mostra chiaramente l’atteggiamento conservatore dell’autore. La volpe è annoiata della situazione in cui si trova: lei caccia le galline e i cacciatori cacciano lei. Così, invece che provare a cambiare la situazione, chiede aiuto al piccolo principe. Ma, badate bene, non per farsi aiutare, ma per farsi “addomesticare”. Come a dire che, per togliersi la febbre, serve farsi venire una bronchite.
No, i bambini devono imparare a rompere gli schemi, espandere la loro immaginazione, rinnegare ogni forma di controllo e di sudditanza. I bambini devono imparare a fare la rivoluzione, non violenta, ma armata di idee potenti, frutto di menti libere e non di menti addomesticate.
Immagino che molti di voi mi diranno che quel libro ha molti aspetti positivi che non possono essere tralasciati: la tenerezza, la purezza, la semplicità, la brevità, la velocità… certo, lo riconosco. Ma sono dell’idea che debbano essere i bambini a giudicare. Proponiamo ai nostri figli, ai nostri frattelli-sorelle-allievi una scelta. Peter Pan, il Corsaro Nero, le favole di Rodari… il mondo è pieno di libri stupendi. Che stiamo aspettando?