Quando ero piccola, la maestra delle elementari ha avuto l’accortezza di insegnarmi una cosa molto importante, una cosa che mi ha accompagnato come una convinzione durante tutta la vita, e ancora mi accompagna.
La mia maestra, infatti, ci spiegò che, pur essendo tanti e fatti in modo completamente diverso l’uno dall’altro, siamo in realtà tutti uguali.
Il problema è che capire una cosa del genere non è tanto facile.
Eppure a me non è sembrato un concetto così astruso, neanche quando avevo sette anni.
Tutti uguali, certo, è ovvio. Che siamo grandi o piccoli, adulti o bambini, bianchi, neri, gialli, verdi, rossi, blu, di una fede cattolica, di un’altra o di nessuna, che siamo famosi o meno, politici o preti, bambini che vanno a scuola o piccoli principi, non c’è proprio niente di differente tra di noi per un solo ed unico motivo: siamo tutti persone. E per questo ognuno di noi ha lo stesso identico valore.
Ecco, trovo che questa sia una cosa davvero importante, da portare sempre con sé, e da quel momento ho aperto gli occhi pensando che la discriminazione, di qualsiasi tipo, sia una cosa assolutamente sbagliata.
Poi abbiamo capito che, in realtà, si ha paura soprattutto di ciò che non si conosce. E allora forse è questa apparente lontananza a separarci.
Una cosa giusta, invece, è aspettare prima di giudicare. Parlare sempre dopo essere venuti a contatto con chiunque, e averlo conosciuto almeno un po’.
È chiaro che, poi, possiamo essere fatti in qualsiasi modo, ma chi ci è antipatico, ci sarà antipatico comunque. Però sarà una cosa che avremo deciso conoscendo di cosa stiamo parlando.
Beh, ecco, qualche tempo fa ho letto un libro che era proprio a proposito di questo.
Il libro si chiama Il Buio Oltre la Siepe.
Dopo averlo letto, ho scoperto che è un libro che si da’ molto spesso da leggere a scuola ai ragazzi delle medie, o dei primi anni delle superiori.
A me è capitato di leggerlo con quasi il doppio degli anni, ma mi è piaciuto ugualmente tantissimo.
La storia è molto bella, i protagonisti sono due fratellini: Scout e Jem Finch, figli di un avvocato famoso per le sue convinzioni antirazziste. I fratellini sono purtroppo orfani di madre e crescono accuditi dalla loro domestica afroamericana Calpurnia.
Chi ci racconta la storia è Scout, il cui vero nome è Jean Louise, al tempo poco più che una bimba.
L’epoca in cui è ambientata questa storia è molto significativa, si tratta dei primi anni trenta del novecento, un momento in cui era ancora
molto forte il pregiudizio nei confronti delle persone che avevano la pelle scura.
Così, proprio in questo contesto, accade una cosa terribile: un uomo di colore viene accusato ingiustamente di violenza sessuale nei confronti di una ragazza, che viene costretta a inventare questa storia dal padre, il quale è il vero criminale.
Atticus Finch, papà dei nostri due fratellini, anche a causa del suo modo di pensare, viene incaricato della difesa di Tom Robinson, l’uomo accusato.
Purtroppo è una difesa molto difficile perché, al tempo, sebbene ci fossero molte prove a scagionare l’accusato, e l'avvocato avesse trovato il vero colpevole, il colore della sua pelle lo rendeva svantaggiato, e la maggior parte delle persone avrebbe fatto di tutto pur di incriminarlo e fargli passare il resto dei suoi giorni in prigione.
Nel frattempo, Scout e Jem sono incuriositi e impauriti da qualcosa che si trova proprio aldilà della siepe che contorna la loro casa: il loro vicino, Arthur Radley, detto “Boo”, che sembra essere un tipo molto strano, e non esce mai di casa.
In un’estate torrida, i due bambini insieme a un loro amico, fanno ogni tipo di congetture a proposito di questa misteriosa personalità che si nasconde dietro i vetri di quell’antica villa spettrale, immaginando chissà quali misfatti compiuti dalle sue mani.
Ma nessuno di loro sa chi è veramente Boo, il quale, pur conoscendo le voci su di lui, continua a passare la sua vita in casa, senza infastidire nessuno.
Sarà proprio Boo, successivamente, a salvare i due fratellini in una situazione davvero difficile, dopo essersi affezionato a loro, gli unici due amici che abbia mai potuto avere, sebbene quest’amicizia sia nata in un modo un po’ particolare.
E così, anche Jem e Scout si rendono conto che il pregiudizio è sbagliato, e che non si deve mai giudicare qualcuno partendo da voci o dalle convinzioni degli altri.
La conclusione del libro non è molto felice, ma ci insegna qualcosa di davvero importante: c’è bisogno di sapere con chi si ha a che fare, prima di poter esprimere un giudizio su di lui.
E questo vale per Jem e Scout, nei confronti di Boo, come per un’intera cittadina nei confronti di un uomo che in realtà è innocente, ma che viene condannato solo per essere fatto in un certo modo.
Il Buio Oltre la Siepe è un libro davvero molto bello, uscito negli anni sessanta, è ancora assolutamente attuale e si legge con incredibile facilità grazie al suo linguaggio semplice e scorrevole.
Inoltre, ne è stato tratto anche un film, vincitore di tre premi oscar.
È un libro per tutti, grandi e piccini e, proprio perché tutti siamo uguali, ha certamente qualcosa da insegnare ad ognuno di noi.
Abbasso i pregiudizi! Il Buio Oltre la Siepe di Harper Lee
Da piccola, la maestra ha avuto l’accortezza di insegnarmi una cosa molto importante, che mi ha accompagnato come una convinzione durante tutta la vita, e ancora mi accompagna.
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- Pubblicato il 13 Giugno 2013