A Sidney, nel 1913, il signor Chapman lavorava nel commercio di bambole dal Giappone all’Australia. Un giorno, preparando una spedizione, si ruppe l’imballaggio che conteneva il carico con i giocattoli, che, cadendo, si rovinarono.
Chapman non si diede per vinto così si impegnò per cercare un modo per riparare le bambole. Essendo una persona ingegnosa, lo trovò, riuscendo così a salvare sia il carico che il suo lavoro.
Molto soddisfatto del risultato pensò che quell’attività poteva diventare un lavoro vero.
Insieme al fratello Haroldi decise così di fondare l’Ospedale delle Bambole che, quest’anno, compie i suoi primi 100 anni.
La struttura è organizzata in diversi reparti a seconda del tipo di giocattolo da aggiustare, perché, oltre alle bambole, qui si riparano orsacchiotti di peluche, cavalli a dondolo e molti altri oggetti.
Proprio come in un vero ospedale, c’è chi aspetta il proprio turno, c’è una sala operatoria con una macchina per cucire e tutti i ferri del mestiere, come forbici, uncini, aghi e spaghi vari per poter riparare nel miglior modo possibile braccia e gambe rotte delle bambole di tutto il mondo, per rinnovarne gli abiti ed oliarne gli ingranaggi.
Non è un museo, nonostante se voleste visitarlo trovereste piccole damine ben vestite, bambolotti, bambole di porcellana, di panno, di celluloide, di carta e altri giocattoli antichi. Del resto non è neppure un negozio di antiquariato, perché è troppo ricco di vita, dove esperti artigiani ricoverano ancora oggi giocattoli malati.
Un Ospedale delle Bambole esiste anche in Italia, più precisamente a Napoli, in via San Biagio dei Librai ed esiste da ancora prima di quello di Sydney, infatti è stato fondato nel 1800.
Luigi Grasso proprio in via dei Librai aveva una bottega dove, oltre che a realizzare allestimenti e scenografie per spettacoli di marionette, burattini e pupazzi, si occupava anche di aggiustarli quando finivano ammaccati da qualche attore imbranato.
Leggenda vuole che una balia fece cadere la bambola della sua padrona e pensò che, per poter evitare una ramanzina, poteva chiedere al sig. Grasso se riusciva a riparare la sua bambola, visto che le bambole sono molto simili ai pupi. L’artigiano in effetti riuscì a sistemare la bambola e la voce della sua bravura si sparse per i vicoli di Napoli.
Ancora oggi i discendenti del sig. Grasso proseguono la tradizione e così, in Italia come in Australia, possiamo trovare artigiani professionisti che aiutano a salvaguardare e a riportare in vita giocattoli che, altrimenti, finirebbero nel bidone dell’immondizia.