Cari Kiddies, è un onore per noi ospitare un racconto inedito: parla di un bambino che, tra un’attesa incerta e un mare di ricordi, si trova costretto a salutare il suo nonno. Le illustrazioni sono altrettanto inedite e fanno parte di un libretto creato – insieme alla favola – dall’autrice.
La Redazione
Markos ha un tappeto.
è un tappeto rosso.
Qualche volta il tappeto rosso porta Markos in fondo al mare.Allora Markos gioca con la grande balena, cammina sul dorso di una manta che scivola in un boato frusciante. Vede i granchi che camminano in fila, tintinnano, e poi ecco che un granchio lo solleva e lo fa danzare in mezzo alle bolle. Markos è così felice in fondo al mare, e quando torna a casa racconta tutto al nonno.
Qualche volta il tappeto rosso porta Markos nello spazio. Markos corre sulla Luna e semina chicchi di stelle su un pianeta minuscolo. Si aggrappa alla coda di una stella che passa veloce sulla sua testa e poi ecco che un alineo lo porta su un pianeta azzurro e insieme saltellano su un terreno brillante e soffice. Markos è così felice nello spazio, e quando torna a casa racconta tutto al nonno.
Ma oggi il nonno non c’è.
In camera sua, la sedia a rotelle è piegata e infilata tra la scrivania e il muro della stanza. Il letto è rifatto e pulito. Il nonno è stato ricoverato in ospedale, così Markos va a trovarlo con la mamma.
Markos si guarda ntorno, in ospedale non ci sono tappeti.
Poi torna a casa e aspetta il nonno.
Passa l’estate e il nonno non torna.
Passa l’autunno e il nonno ancora non torna.
Markos col suo tappeto non gioca più.
E’ arrivata la Vigilia di Natale. Dietro i vetri della finestra il cielo è basso e grigio. In salotto l’albero ha tutte le lucine accese e Markos è seduto sul divano e lo guarda in silenzio. L’albero profuma di bosco. La mamma lo ha sistemato sopra un tappeto. Markos si alza, si avvicina all’albero. Il tappeto è rosso. Lo accarezza. Quello è il suo tappeto rosso …
… ecco che un granchio lo tocca sulla testa.
Il granchio è rotondo e sembra proprio che abbia i baffi, baffi uguali a quelli del nonno. Il granchio racconta a Markos di quando ha visto una grande balena e di quando ha camminato su una manta che frusciava sul fondale. Di quando ha conosciuto un bambino e hanno danzato insieme dentro le bolle e di quando il bambino se n’è andato e lui è rimasto solo.
Poi arriva il cielo nero e blu e all’improvviso scende un alieno. Ha un cappello uguale a quello del nonno. L’alieno racconta a Markos di quando ha corso sulla Luna e ha seminato chicchi di stelle su un pianeta minuscolo. Di quando ha conosciuto un bambino e hanno saltellato insieme sul pianeta azzurro, e di quando il bambino se n’è andato e lui è rimasto solo.
Markos sente il cuore battergli forte nel petto e corre nella camera del nonno. La vecchia pipa del nonno è sul comodino e nell’aria c’è il profumo della giacca di lana che il nonno portava sempre.
Markos fa un grosso sospiro e vede il giorno che il nonno ha pescato un merluzzo e lui due baganelli, il giorno che hanno letto insieme il fumetto di un cow boy, il giorno che hanno mangiato le giuggiole sotto l’albero di giuggiole, il giorno che si è perso al Luna Park e il nonno lo ha riportato a casa.
Markos si guarda le mani, si tocca un polso.
Ora vede il nonno quando ha costruito per lui una barca con la corteccia di un abete, quando hanno raccolto conchiglie tonde e trasparenti nella spiaggia deserta, quando hanno visto tutti quei gabbiani che se ne stavano immobili sulle gru del cantiere navale e hanno provato a pensare a quello che vedevano i gabbiani da lassù.
Alla sera spesso giocavano a carte. Il nonno gli aveva insegnato un trucco di magia – far sparire una carta dalla mano aperta infilandola sotto il polsino della maglia.
E quante volte glielo aveva detto e ora non poteva esserselo dimenticato.
Quante volte gli aveva detto, guardandolo da dietro gli occhiali quadrati, quante volte gli aveva detto che la vera magia non è far sparire la carta.
La vera magia è farla comparire di nuovo.