Regola numero uno del Saki Club: diffidare dei bambini “orrendamente buoni”. E’ noto, infatti, che sono destinati a una brutta fine. Si veda quel che accade all’ubbidiente, impeccabile, educatissima ragazzina di cui si parla nel racconto il Il Narratore: viene sbranata da un lupo.
Al contrario, un pizzico di crudele malizia non guasta mai, non annoia e, soprattutto, punisce la stupidità, i luoghi comuni e le convenzioni di cui siamo circondati, oggi come ieri.
Vera, la giovane nipote della signora Sappleton, fa scappare a gambe levate un ospite della zia psicologicamente stressato, dopo avergli raccontato una storia da brivido. La tredicenne Matilda Cuvering si serve di un maiale per schernire due patetiche donne wanna be intenzionate a imbucarsi di nascosto al party più chic della contea (al quale guarda caso non sono state invitate). Il piccolo Nicholas, messo in castigo, si vendica della zia moralizzatrice, ridicola stratega di bizzarre punizioni, giocando d’astuzia. Conradin, un bambino malato e costretto ad osservare astrusi divieti, fa del suo furetto una divinità religiosa capace di distruggere l’insensibile e algida cugina che gli proibisce ogni cosa, a dimostrazione che la fantasia può guarire ogni male.
“Conradin pescò una forchetta dal cassetto e procedette a tostarsi da solo un pezzo di pane. E mentre lo tostava e lo imburrava con molto burro e se lo mangiava con quieto godimento, Conradin ascoltò i rumori e i silenzi che si succedevano rapidamente al di là della porta della sala da pranzo. L’urlo profondo e insensato della cameriera, le grida interrogative dalla regione della cucina, i passi affrettati e le richieste d’aiuto e poi, dopo una pausa, i singhiozzi sgomenti e il passo strascicato di coloro che portavano in casa un pesante fardello. ‘Chi avrà il coraggio di dirlo a quel povero bambino? Io no, nemmeno per tutto l’oro del mondo!” esclamò una voce stridula. E, mentre dibattevano fra loro la questione, Conradin si preparò un altro pezzo di pane tostato”.
Quello che contraddistingue questi insoliti e solitari monelli, protagonisti dei racconti contenuti nel libro “La zia ha adottato un licantropo”, edito da Salani nel 1993 e illustrato da Quentin Blake, è una vena crudele, grottesca e a tratti macabra, che è diretta espressione di Saki (Hector Hugh Munro), autore nato in Birmania nel 1870 e vissuto a Londra, definito da Antonio Faeti un “ineffabile, malinconico e splendido e terrifico e delicatissimo dandy”.
La derisione del perbenismo dell’epoca e dell’ottusità della buona società inglese, la critica di modelli educativi eccessivamente morali, la satira pungente e lo humor nero sono gli ingredienti delle sue opere, tra le quali, udite udite, v’è anche una piccata parodia politica dell’Alice di Carrol, The Westminster Alice, in cui la protagonista cerca di trovare un senso ai personaggi politici del tempo. Tobermory è invece la storia di un gatto parlante che smaschera senza pietà gli imbellettamenti dell’alta borghesia edoardiana…