La scorsa notte è caduta la prima neve. Tutto è bianco e freddo, i contorni delle cose sembrano meno appuntiti e la luce si riflette sul paesaggio in un modo diverso.
È mattina presto e, nonostante il tempo gelido, i bambini devono andare a scuola. Si infilano gli stivali da neve e i guanti a manopola, un cappello di lana grossa per coprire le orecchie e la sciarpa avvolta fin sul naso. Piccole impronte sul terreno segnano il sentiero come Pollicino e le loro voci assonnate si alzano nell’aria pungente del mattino.
In tutto questo, Courgette dorme avvolto in un mucchio di foglie secche. Ha trovato riparo per l’inverno in una piccola grotta naturale, che è subito diventata la sua tana. È difficile spiegare agli altri, se non sono serpenti come te, che cos’è la sensazione del letargo: Courgette sa soltanto che a un certo punto dell’anno prova qualcosa di strano dentro di sé, come una stanchezza vecchia di migliaia di anni, che lo rende indolente nei movimenti e trasforma le cose in immagini sempre più sfocate. Quando succede così, Courgette sa che è arrivato il momento di cercare un posto dove stare. Fuori fa sempre più freddo e la notte scende sempre prima, come una tapparella rotta che si chiude tutta d’un colpo.
Courgette è un serpente come non se ne è mai visto nessun altro. Ama leggere romanzi comici perché lo fanno piangere, gli piace sciare scivolando lungo le collinette ricoperte di neve e non sopporta la matematica e le cipolle nel sugo al pomodoro. Vedere il mondo sempre dalla prospettiva più bassa, strisciando sul terreno, non è il massimo – ma lui si è a poco a poco abituato. Le stelle gli sembrano lontanissime, come capocchie di spillo infilate nel velluto nero della notte, così lontane che qualche volta si è chiesto se esistano veramente.
Courgette non ha molti amici. Gli altri serpenti se ne stanno perlopiù per i fatti loro , mentre la gente ha la brutta abitudine di mettersi a urlare non appena lo vede, cercando subito di colpirlo con un bastone o col manico della scopa o con qualsiasi altra cosa. Courgette allora scivola via veloce, rammaricandosi perché lui non è nemmeno velenoso!, ma purtroppo non potendo parlare non riesce mai a dirlo a nessuno.
Solo la scorsa estate è riuscito a fare amicizia con un essere umano. Con una bambina, per la precisione: si sono incontrati per caso per la prima volta nell’orto della nonna di lei, tra le zucchine e i pomodori, sono rimasti a guardarsi fissi per un po’. Però lei non scappava, non cercava di colpirlo: semplicemente lo guardava con curiosità, come si dovrebbe sempre fare con qualcosa che non conosciamo bene, prima di ritenerlo un pericolo. Giorno dopo giorno, nell’orto, Courgette e la bambina si avvicinavano sempre di più: lui riusciva perfino a strisciare tra i piedi di lei, chiusi nei sandali, senza spaventarla.
Courgette era molto stupito: era la prima volta che un essere umano si comportava così, con lui. Si convinse di avere finalmente trovato un’amica. Certo, non parlavano molto – o meglio, lei sì che parlava: gli raccontava della sua vita, dei compagni di classe e dei suoi desideri. Courgette non poteva rispondere, ma si sa che tra amici veri il giusto silenzio vale più di mille parole.
Poi, da un giorno all’altro, la bambina era scomparsa – l’estate era finita ed era dovuta tornare in città, a scuola, alla vita di tutti i giorni. Courgette se ne era dovuto fare una ragione: certe volte, alla fine, questa è davvero l’unica cosa da fare.
Erano passati i giorni e poi i mesi, il tiepido autunno aveva lasciato il posto all’inverno e ai morsi del gelo e della fame. Courgette dormiva per non pensare, ma non sempre era un sonno profondo. Quella mattina, nel dormiveglia, gli sembrò di sentire dei passi leggeri che si avvicinavano al suo nascondiglio – e una voce molto familiare che sussurrava “ti ho trovato seguendo la tua scia nella neve”. Subito Courgette si scosse dal suo torpore e lentamente mise fuori la testa dalla sua tana: lei, però, era già sparita.
Proprio lì davanti era appoggiata una piccola sciarpa di lana colorata, sottilissima e lunga lunga, con un biglietto che diceva – “per il mio amico serpente: buon Natale!”. Courgette rimase a fissarla per un po’, con la stranissima sensazione che gli si stessero inumidendo gli occhi. Tutto intorno, le voci degli altri dicevano che era prevista ancora molta neve, per quella notte.