All’avvicinarsi della stagione natalizia, bisogna iniziare a tirare le somme del primo periodo scolastico. Che l’anno sia diviso in trimestri o quadrimestri, c’è sempre quell’aria di pagelline a spirare subdola e silenziosa fra i pensieri festivi. Ora che Halloween è già passato, e nelle vetrine dei negozi si produce per tutto novembre una certa mescolanza di fantasmini e zombie avanzati appoggiati ad angioletti del Presepe, anche gli istituti scolastici si preparano ad affrontare la situazione.
Ma la mescolanza è uguale.
A seconda del grado della scuola in questione, la proverbiale gioia natalizia porta effetti divesi. I bimbetti delle elementari, tutti sorridenti e puffettosi, hanno come unica preoccupazione le prove della loro recita. Da fine ottobre a metà dicembre le maestre possono notare un’interessante variabilità nel comportamento della classe: tutte le bambine vogliono essere le principessine della favola, la Dorothy del Mago di Oz, la Wendy di Peter Pan… tutte le bambine tranne una, la più timida, che se ne starebbe volentieri vestita di nero su identico fondale – ovviamente a lei è stata affidata l’ambita parte principale. I maschietti invece andranno tutti d’amore e d’accordo, sotto il comune intento di sabotare l’inutile recita distruggendo ogni pezzo di scenografia possibile.
Il giorno della recita sarà il culmine di tutto quello che durante l’anno non farebbe mai nessuno, se non sotto minaccia di un revolver alla tempia: abbracci e baci con gente detestabile, ore e ore seduti ad ascoltare canti gregoriani tradotti in italiano e interpretati da un coro di voci bianche più simili a gattini stonati in amore, visione di immensi buffet proprio il giorno in cui avete iniziato la dieta in preparazione ai bagordi. Ma tutto il sacrificio sarà ripagato, nell’attimo in cui la vostra deliziosa Wendy uscirà tremante da dietro le quinte, si avvicinerà al bulletto che interpreta Peter Pan, farà finta di dargli un bacino infilando la mano fra la bocca e la guancia, scoppierà a piangere mentre lui corre via schifato; allora voi vi alzerete commossi, applaudendo fino a sgretolarvi le mani e gridando: “Mia figlia! È mia figlia!!!”.
Il racconto delle feste natalizie nel mio ambiente, ovvero il liceo, non è così poetico. Già alla mia età comincia a sentirsi la nostalgia per quando si viveva il Natale durante la prima infanzia. In compenso, si narrano scabrose leggende metropolitane sull’aula professori: durante le feste, la loro macchinetta privata sarebbe in grado di guarnire il caffè con ciuffetti di panna montata. Si dice che i presidi si riuniscano tutti quanti, travestiti da Babbi Natali, in una sorta di sabba a base di finti panettoni dentro ai quali si contrabbandano registri e password. Infine, corre voce che l’ultimo giorno prima delle vacanze natalizie sia data facoltà a uno studente prescelto, in possesso di una segretissima parola magica, di utilizzare i computer e le lavagne interattive scolastiche a propria discrezione. Qualche complottista sostiene che tali leggende metropolitane siano in realtà messe in circolazione dal Ministero, per distrarci dai tagli e dalle botte che i nostri colleghi si prendono durante le manifestazioni.
In attesa di chiarimenti in merito, continuiamo i preparativi: sia quelli per le feste, sia quelli psicologici per le pagelline in arrivo.