Ci risiamo.
È un tam-tam che batte da un po’ di tempo. Da fine Agosto è diventato un rullo di tamburi:
«Udite udite, cittadini di Babilonia: la Regina dell’isola che non c’è ha indetto…» e qui la voce si smorza.
«Ha indetto? Cosa, davvero?!» urlano i cittadini di Babilonia, ma non osano nominarlo.
«Avete sentito anche voi?»
«Sì, mi sembra di aver capito proprio così: il concorsone.»
Al rullo di tamburi si è mescolato il vociare scomposto di noi cittadini di questo mondo sommerso di draghi, saltimbanchi, indovini e maghi che è la scuola vista dai precari.
Un labirinto senza filo d’Arianna. Il tribunale infinito dove si processano gli infiniti K. che si sono arenati negli anni. Chi ci processa non ha un volto. Almeno, non uno solo.
Il concorsone è una specie di mega-quiz a premi, di quelli che faccio anch’io ai miei alunni, con la promessa di una vincita che raramente è il bel voto (quello se lo sono, semmai, sudato da soli) e che non esiste, dato che io pure prometto senza aver prima deciso.
Il concorsone sceglierà i migliori sotto il profilo psicologico, etico-cultural-politico-sociologico: fini conoscitori dell’inglese, per comunicare con figli del mondo che parlano tutte le lingue del mondo tranne l’inglese; esperti informatici, per insegnarealla Net-Generationnelle aule che furono dei nostri nonni.
Ma noi, cittadini del mondo sommerso, da anniselezionatiin attesa di partire per l’isola che non c’è, sappiamo come far diventare un Mac la lavagna coi gessetti.
Io ho vissuto un’anteprima del concorsone e vianticipo qualcosa, con un’avvertenza ai colleghi: okkio ai ragazzini.
Aula immensa, tu in mezzo risucchiato in un vuoto pneumatico. Di fronte gli esaminatori. Poveri ragazzi, (penso ai miei ragazzi), scusate se vi faccio così paura, ora me la ricordo di nuovo quella strizza.
Io davanti a un foglio lungo lungo di carta igienica Scottex, che se non ci sto attenta lo buco con la penna e m’invalidano tutto il compito.
Giro appena la testa a destra, a sinistra, giusto per scorgere chiome che coprono altri volti. Nessuno respira, se no il rotolo che non finisce mai vola via e c’invalidano tutto il compito.
Su quel rotolo ci sono numeri e lettere illeggibili: o mi si sono appannati gli occhiali, o è il solito problema di mancanza di fondi.
Comincio a decifrare il primo quesito, cultura generale:
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Chi scrisse in una famosa opera «Egli si voltò ansimando?»
Quesito due, logica:
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Se due più due non fa quattro, quanto non fa quattro meno due?
Quesito tre, competenze di lingua inglese
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Do you speak English?
Da sotto il banco estraggo la mia Bibbia: “Le soluzioni a tutti i quiz del mondo” e qui accade l’irreparabile.
Seduto proprio là tra i commissari, mi guarda lui, un alunno di prima media: stupefatto, insopportabile. Taci, piccoletto. Taci, fai finta di niente.
Ma lui alza la mano, punta l’indice su di me, la sua Prof e NON TACE:
«Ma allora i prof, copiano anche loro?»
Mi sveglio: non poteva essere questoil concorsone. Quello sarà tecnologico, tutti insieme dagli Appennini alle Alpi, davanti a un video in attesa che il padre di tutti i Server invii le prove. Qui ha inizio la commedia.
Arrivederci, colleghi!
Favella Stanca