Quando il piccolo Tor, un giorno in cui la scuola è chiusa, passa la giornata nell’ufficio postale in cui lavora la madre, si diverte tanto. Dà una mano a prendere alcuni pacchi dagli scaffali, riempie moduli, poi, quando sta per annoiarsi, il capoufficio gli regala un po’ di materiale di cancelleria, buste e francobolli, e così il bambino si siede a scrivere una lettera… a sé stesso.
Guardandosi intorno, Tor pensa che il lavoro di postino debba essere molto bello: si portano le lettere alle persone e ricevere lettere rende felici, ma sia la madre che il capoufficio Rune gli fanno notare che non sempre è così e che ci sono persone molte sole che ricevono solo buste con dentro fatture. Questa scoperta gli rimane in testa e, anche una volta tornato a casa, continua a pensare alle persone sole, che non ricevono lettere e che non hanno nessuno con cui parlare: bisogna fare qualcosa!
Per risolvere il problema della solitudine della gente, il giorno successivo, all’uscita da scuola, Tor organizza subito una riunione con i suoi amici Arne, Olson e Isabel, espone la questione e i quattro decidono di fondare insieme il Club dei Cuori Solitari: si occuperanno loro di chi non ha nessuno con cui parlare.
Lo statuto del Club è presto scritto e prevede tre punti fondamentali:
1. Dobbiamo trovare chi è solo al mondo.
2. Dobbiamo renderlo più felice che possiamo.
3. Alle riunioni dobbiamo fare merenda.
Ma sarà semplice mettere in atto lo statuto? Il primo problema che si pone, ovvero come si fa a trovare la gente sola, è presto risolto da Tor stesso quando, rientrando con calma a casa dopo la seconda riunione del Club, incontra dapprima il signor Svensson e poi la signorina Byström. Ora che ha trovato due persone sole, bisogna solo capire come fare a renderle felici e qui viene in aiuto un consiglio della nonna di Tor: bisogna inventarsi qualcosa di bello, fare qualcosa che ci piacerebbe gli altri facessero per noi.
Il Club dei Cuori Solitari si mette subito in azione, sia per pensare a un piano sia per trovare i mezzi per finanziarlo, e così, a partire da due inviti misteriosi e da una gita allo zoo, i quattro amici organizzano una giornata dall’esito inaspettato e la loro lotta alla solitudine si trasforma in un’avventura tenera e divertente.
Un autore da leggere (tutto)
Partendo dal dato di base che i libri di Ulf Stark possono essere acquistati tutti ad occhi chiusi, questa edizione de Il Club dei Cuori Solitari arricchisce ulteriormente una collana bella e preziosa, come quella dei Miniborei di Iperborea che presenta al suo interno già diversi titoli dell’autore svedese, tra i più amati da piccoli e giovani lettori (e dagli adulti che non si fanno spaventare dalle etichette). Le storie raccontate da Stark riescono sempre a stupire senza l’uso di effetti speciali, grazie a una scrittura cristallina e ironica, che descrive personaggi, situazioni e sentimenti cogliendone con poche e attente parole gli aspetti essenziali. Anche in questo volume, attraverso i quattro piccoli fondatori del Club, la loro intraprendenza e il loro altruismo, Stark riesce a mettersi con naturalezza nei panni dei suoi personaggi con grande affetto e rispetto nei loro confronti.
A rendere particolarmente bello il volume contribuiscono le illustrazioni di Daniela Tieni che ho molto apprezzato sia per la scelta cromatica, delicata e vivace allo stesso tempo, sia per il tocco poetico e magico dato alle sue figure.