Che fareste voi se foste costretti a vivere in una casa sudicia e triste con una vecchia megera che vi schiavizza, vi bastona e vi chiude per ore in uno stanzino buio a pane e acqua? Charles, orfanello scozzese in custodia a un'odiosa ed avara cugina vedova, Madame Mac'Miche, ricorre a stratagemmi diabolici: con l'aiuto della giovane cameriera Betty si finge posseduto dalle fate (ancestrale terrore della cugina), minaccia di dar fuoco a tutta la casa con dei fiammiferi, si imbottisce i pantaloni con del cartone per non sentire il dolore delle botte, ritaglia da un pezzo di carta nera due teste di diavolo, ci disegna sopra le corna e due lunghe lingue rosse e se le incolla sulle chiappe, cosicché quando la cugina gli tira giù i calzoni per malmenarlo si spaventa a morte.
"Un pugno ben assestato alla bocca della cugina, le fece saltare la dentiera; prima che lei potesse raccattarla e mentre si chinava, Carlo si girò, le afferrò la parrucca, gliela strappò e, sempre in preda alle sue strane convulsioni, si voltò verso Betty, e, fingendo di afferrarle le mani per alzarsi, fece scivolare tra quelle la dentiera della cugina, sussurrando: 'nella minestra!'"
"Un bon petit diable" della Contessa di Ségur è stato pubblicato nel 1865, qualche anno dopo "I guai di Sophie", sotto forma di feuilleton. In Italia è apparso negli anni '60 con le Edizioni Paoline, nella collana il Melograno, e per lo più oggi lo troviamo in biblioteca. La Francia, invece, ne ha sfornate numerose edizioni, anche recenti, tra cui una versione in audiolibro di Editions Eponymes, che propone come immagine di copertina un Charles decisamente contemporaneo, se non punk, con tanto di piercing sul sopracciglio.
La storia di Carletto, monello mefistofelico perseguitato dalle manie di una cugina senza scrupoli, ricorda un po' la bizzarra vicenda di George, il discolo della Magica medicina sottomesso al volere di una nonna strega. Tuttavia, i due libri appartengono ad epoche differenti e, va da sé, gli intenti educativi della Contessa e di Dahl non coincidono esattamente.
Se il secondo, attraverso uno stile spregiudicato e contenuti grotteschi, esorta i bambini a ribellarsi alle ingiustizie e alle prevaricazioni degli adulti (come abbiamo spesso ribadito qui e qui), i libri della Contessa di Ségur sono molto tradizionali, e non possono prescindere dai forti precetti religiosi e morali dell'800, incarnati, nel caso de "Un piccolo buon diavolo", da un personaggio molto vicino a Charles, la piccola cieca Giulietta, che dispensa all'astuto amico pillole bibliche oggi piuttosto stucchevoli. Abbondano poi i temi cari alla scrittrice originaria di Pietroburgo, tra i quali: le punzioni corporali e la crudeltà "innocente" verso gli animali, come il povero gatto della dolce Giulietta ripetutamente torturato da Carlo.
Quest'ultimo, peraltro, ha tutte le intenzioni di diventare un bambino ammodo, tuttavia i suoi buoni propositi e gli sforzi sono del tutto vanificati dal tremendo trattamento che gli riserva la perfida cugina, che, tra le altre cose, ha tentato di intascarsi l'eredità di 50 mila franchi lasciata a Charles dal padre.
La vecchia zitella inizialmente ha la meglio e fa rinchiudere Carlo in un severo collegio, la pensione dei fratelli Old Nick, un postaccio riservato ai ragazzini manigoldi e ai poveri abbandonati, che vengono trattati orribilmente.
Tuttavia Carlo, con le sue trovate geniali, sfrutta le credenze popolari scozzesi, come i fantasmi e la leggenda dell'uomo nero, e di fatto la fa sotto il naso a tutti: ben presto riesce ad andarsene dal collegio e a raggiungere la cara Giulietta e la di lei sorella maggiore Marianna, la quale diventa tutrice del ragazzo. Madame Mac'Miche, invece, muore in preda al delirio, vittima della sua stessa avidità e del suo brutto carattere, tant'è che al funerale nessuno la piange.
Come da copione Carletto diventa un bravo bambino, responsabile e giudizioso, non prima però di aver giocato altri due tiri malefici al gatto di Giulietta, sua futura sposa.