Forse non vi ho mai parlato della mia passione per i pirati.
Una passione forse meno colta e organizzata di quella del nostro Capitan Sesta; una passione che ho scaricato in un doppio album di cazoni e ballate di bucanieri e marinai reinterpretate dai corsari moderni del GiornoD'oggi (tipo Lou Reed, tanto per dirne uno); una passione tale che appesi una bandiera del Jolly Roger sopra al mio letto, adorna di un boa di piume rosso e delle catenine di plastica dorata (un vascello di drag queen disegnate da Eiichiro Oda, più che altro); una passione che mi si illuminarono gli occhi, quando, nel 2002, per Natale, Papà Walt e staff mi fecero trovare sotto lo schermo cinematografico Il Pianeta del Tesoro.
La trama è semplice: prendete L'Isola del Tesoro di Robert Louis Stevenson, inserite una nave spaziale al posto della Hispaniola, date al vecchio (e malvagio) Flint un braccio meccanico anzichè una gamba di legno, mettete una donna a comando della ciurma (e in barba a tutte quelle dicerie sulle femmine a bordo!), cospargete la storia di robot in rame qua e là, e voilà, il pranzo è servito.
Ma non è del grande classico della letteratura per ragazzi (che qualunque Kiddo abbia mai sognato di portare una benda nera dovrebbe ripromettersi di leggere ndr) che vi parlerò oggi. Corpo di mille balene, troppo scontato! No, miei filubustieri.
C'è un'altra mia passione di cui non vi ho forse mai parlato.
Lo steampunk.
Steampunk è prendere la fantascienza più pura, svestirla di raggi fotonici e mute antropomorfe di latex e carbonio, ringiovanirla giusto di quei duemiladuecentoannidopocristo che si è abituati ad attribuirle; e così come resta – nuda e cruda – riportarla indietro nel tempo tra l'inizio della Rivoluzione Industriale e la fine del Vittorianesimo.
Si possono mantenere gli androidi a patto che indossino una giacca a coda di rondine. Fondamentale è che tutta questa tecnologia funzioni al vapore. Scordatevi petrolio e plutonio. Letteratura distopica per eccellenza.
Ed è proprio quello che Il Pianeta del Tesoro offre: una trasposizione futuristica in perfetta chiave disneyana di un grande romanzo del 1883, senza svestirlo di quei corsetti e cappelli a tricorno che donano all'avventura quell'aria un po' romantica. Nostalgica e retrò.
Di scrittori che hanno ispirato la narrativa steampunk se ne potrebbe citare a decine: da Jules Verne al genio di Orson G. Welles, ma – ed eccolo qui il consiglio letterario di oggi – il romanzo cui si deve la popolarità del genere è senza dubbio La Macchina della Realtà, di William Gibson e Bruce Sterling.
Distopia politica, totalitarismo orwelliano, e immancabile romance si intrecciano avvincentemente alle storie di Laurence Olivant, agente der servizi segreti; Edward Mallory, paleontologo; e Sybil Gerard, giovane e seducente prostituta, in una Londra del XIX secolo, tenuta sotto controllo da un sistema governativo computerizzato, dietro al quale si celano intrighi internazionali ed inquietanti segreti che coinvolgeranno i tre protagonisti in una ragnatela di ottone e vapore che vi terrà col fiato sospeso fino all'ultima riga.
Forza! E ora che aspettate, ciurma? Giù quelle cime e tutti in libreria. Che, come ci insegna Joseph Conrad nel Negro del "Narciso" anche i lupi di mare, come il vecchio Singleton, amano la letteratura.