C’era una volta la grammatica italiana, una vecchia signora con una borsa piena zeppa di regole indispensabili ma talmente noiose che non c’era un solo bambino che volesse avere a che fare con lei. Così, da un lato l’infelice grammatica soffriva la solitudine e diventava sempre più vecchia e spenta e dall’altro i poveri bambini soffrivano per le bacchettate dei maestri e non riuscivano a scrivere una frase senza metterci dentro due o tre errori.
Un bel giorno, a un signore simpatico che faceva lo scrittore, venne un’idea per aiutare la grammatica e contemporaneamente salvare i bambini.
Andò dalla prima, ch’era diventata una vecchia bisbetica e sciatta, e la ripulì dalla testa ai piedi, le diede un abito nuovo e pulito, poi tirò fuori dalla sua borsa tutte quelle regole macchiate dal tempo, e le riscrisse in bella copia, su fogli fatti di nuvole e con inchiostro d’arcobaleno.
Infine presentò la nuova grammatica tirata a lucido ai bambini.
Fu amore a prima vista: la grammatica non riusciva a credere ai suoi occhi, era sempre stata bistrattata da tutti e ora invece tirava fuori dalla borsa acca nuove di zecca, accenti e punti interrogativi e li consegnava ai bambini felici, come fossero caramelle.
Quel gentile e ingegnoso signore si chiamava Gianni Rodari e il miracolo che trasformò la vecchia, brontolona e noiosa grammatica italiana in una divertente favola, che i bambini di tutta Italia impararono ad amare, è raccontato nei suoi libri. Ma non fu il suo solo prodigio, questo.
Gianni Rodari aveva il dono di far crescere i bambini e far tornare bambini gli adulti, di mutare cose normali e per nulla affascinanti nei protagonisti di un racconto bizzarro e divertente.
Quanti sarebbero capaci di trasformare cipolle, limoni e pomodori in eroi di un libro avventuroso? Nelle Avventure di Cipollino, Gianni Rodari l’ha fatto.
Come insegnare ai bambini a odiare le bugie e a considerarle perfino innaturali? Basta condurli per mano assieme a Gelsomino, nel paese dei Bugiardi, dove i gatti abbaiano e i cani miagolano e chi dice la verità finisce in manicomio. Come trasformare un comune ragioniere in un brillante cantastorie, che ogni sera racconta Favole al Telefono alla figlioletta per farla addormentare?
Basta essere Gianni Rodari, ossia un affabile illusionista delle parole che nel cilindro della sua fantasia mette regole, limiti e quotidianità e tira fuori scintille luminose, risate contagiose e filastrocche in rima.
Gianni Rodari aveva il dono rarissimo, anche per chi di mestiere scrive libri per ragazzi, di leggere la realtà su un piano diverso e raccontarla ai bambini come l’avrebbe raccontata uno di loro.
E per noi che ormai siamo cresciuti, leggere le sue favole è come ritrovare, con un pizzico di malinconia, il compagno di giochi con cui amavamo ridere e chiacchierare durante i lontani e assolati pomeriggi d’estate.