Isabella Paglia, La bambina faraone, Mondadori,
Uno dei (tanti) meriti della letteratura per l’infanzia è quello di far conoscere storie che altrimenti rischierebbero di restare nell’ombra. Mi è capitato spesso infatti di imbattermi, grazie ai libri letti per YouKid, in personaggi e scenari del tutto sconosciuti o mai approfonditi per bene.
Anche se la strada era già stata aperta da belle collane come Sirene e Donne nella Scienza, in questi ultimi anni poi, complice un successo commerciale noto a tutti, tante sono le storie al femminile che finalmente hanno trovato voce. Certamente più andiamo indietro nel tempo minore è il numero di donne di cui la Storia ci ha lasciato traccia, a volte proprio per volontà di metterne in ombra il buon operato. Raccontare in questo caso diventa ancora più importante, per riportare alla luce ciò che a lungo è stato nascosto.
È questo il caso di La bambina faraone, il nuovo romanzo di Isabella Paglia, pubblicato da Mondadori negli Oscar Primi Junior e ispirato a Hatshepsut, la seconda donna a detenere con certezza (nel XV secolo a.C.) il titolo di faraone.
La storia di Hatshepsut
Comincia nel segno della libertà e della ribellione l’incontro del lettore con la bambina protagonista del libro: è a cavallo di Ambàr, ha seminato la sua scorta uscendo dalle mura del palazzo del faraone, a Tebe, e finendo nel vecchio villaggio degli artigiani, ormai abbandonato e preda di bande di ladruncoli. Qui un gruppo di ragazzi sta torturando un povero gatto (animale sacro in Egitto per la dea Bastet) e la giovane, arco in mano, senza esitare e senza timore, riesce a liberarlo e portarlo in salvo con sé.
Al ritorno nel palazzo reale, grazie al dialogo con la premurosa e agitata serva Sitra, scopriamo qualcosa in più su questa coraggiosa bambina: è la figlia del faraone Thutmosis I, sua madre, la regina Ahmose, le ha dato il nome di Hatshepsut (letteralmente “è alla testa delle nobili dame”). Il padre è assente da quattro mesi, è in battaglia per sedare le rivolte scoppiate in Nubia, Hatshepsut nel frattempo studia e mantiene fede ai suoi impegni di principessa, ma appena può si dedica a ciò che ama di più: nuotare nel Nilo e arrampicarsi sugli alberi per esempio, anche se sembrano attività inadatte a lei, per le sue nobili origini e perché donna.
Proprio durante una nuotata nel Nilo, Hatshepsut rischia la vita: un ippopotamo le va incontro minaccioso e un piede incastrato non le permette di fuggire. Per fortuna un giovane schiavo, Sem, si getta nelle acque del Nilo senza esitare e la libera, salvandole la vita e dando inizio così a un’amicizia preziosa e duratura.
Attraverso la narrazione di Isabella Paglia pian piano entriamo nella vita di Hatshepsut, ne conosciamo meglio gli affetti, come la madre, che soffre per al perdita di una figlia, Thutmosis, il fratello minore, destinato a prendere il posto del padre ma gravemente malato, e Nath, il sacerdote che osserva la bambina con sospetto e trama alle sue spalle. All’interno di questa cornice storica, si inserisce poi un’avventura che vedrà Hatshepsut protagonista, insieme a Sem: anche se ancora molto giovane, dimostrerà di possedere le qualità che faranno di lei un grande faraone.
E per saperne di più?
In fondo al volume, colmando così le curiosità stimolate dalla lettura, sono presenti alcune pagine dedicate alla “bambina faraone”(e non solo).
Qui abbiamo la conferma dell’esistenza di Hatshepsut divenuta, a circa 17 anni, faraone e capo spirituale del suo popolo, in un periodo in cui l’Egitto era devastato da guerre. Sotto il suo governo tornarono la pace e la prosperità ma all’improvviso, verso i cinquant’anni, Hatshepsut uscì di scena. Non si sa che cosa le sia successo veramente, certamente il clero tebano le era ostile e il suo essere donna divenne un fatto scomodo da ricordare, per questo si tentarono di cancellare tutte le tracce della sua esistenza, venuta alla luce solo millenni dopo grazie al lavoro degli archeologi. Molto deve la memoria di Hatshepsut a Sen-en-Mut (proprio il Sem della storia), suo architetto e Gran Sarcedote, che da giovane l’aveva effettivamente salvata dalle acque del Nilo.
Per conoscere meglio il mondo della bambina faraone e chiarire così anche alcuni nomi citati nel testo, un’ultima parte del volume è dedicata ai principali dei degli Egizi.
Illustrato da Elisa Macellari, La bambina faraone è consigliato per i bambini (non solo per le bambine!) dagli 8 anni circa.