Ariel Spini Bauer, Da grande farò, Editoriale Scienza
“Che cosa vuoi fare da grande?”
Quante volte, da bambini, ci si sente fare questa domanda o si immagina il proprio futuro? Le risposte possono essere le più disparate o irreali. Per fortuna, soprattutto da piccoli, si sogna senza confini, si può immaginare di fare l’astronauta così come il fornaio, e si sogna anche secondo le passioni del momento, a volte ingenuamente e al di là di ogni possibile realizzazione. Ricordo ancora bene quando da bambina dissi alla mia amica del cuore che da grande sarei diventata Cristina D’Avena e come rimasi male quando lei, con una buona dose di senso pratico, mi fece notare che non era possibile.
A soli undici anni, Ariel Spini Bauer non è ancora sicura di quello che farà da grande (la scrittrice? la giornalista?), ma certamente non le manca un ingrediente fondamentale per qualsiasi attività deciderà di intraprendere: la curiosità.
Ariel è l’autrice di Da grande farò. 10 grandi si raccontano a una piccola sognatrice, un libro – pubblicato da Editoriale Scienza – che racchiude dieci interviste ad adulti che hanno fatto/fanno grandi cose nella vita.
Gli ambiti di lavoro degli intervistati sono diversi e prevalentemente scientifici: da Amalia Ercoli Finzi, ingegnere aerospaziale, ad Ausilio Priuli, archeologo, dalla biologa Elisabetta Dejana allo scrittore Paolo Giordano, dall’astronauta Paolo Nespoli al giornalista scientifico (certamente il profilo più noto) Piero Angela, dalla robotica vegetale Barbara Mazzolai al biologo della longevità Valter Longo, per finire con l’astrofisica Marica Branchesi e la fisica Fabiola Gianotti.
Lavoro o passione? Creatività o metodo?
Pur essendo ciascuna intervista pensata per conoscere al meglio l’intervistato, a seconda, quindi, del suo lavoro, alcune domande sono simili e fanno emergere dei punti chiave che ritornano e si confermano in ogni risposta.
Per tutti, infatti, l’attività svolta è più una passione che un lavoro. Avere una vera passione per il proprio lavoro permette di potergli dedicare molto impegno, senza sentirne (o sentendone meno) il sacrificio. La passione è quella che manda avanti, che fa tendere al miglioramento, che trattiene molte ore in laboratorio per il piacere di ciò che può essere scoperto.
Un altro punto chiave che ritorna spesso (e che stupirà chi ritiene le materie scientifiche fredde e noiose) è l’importanza della creatività. Come, tra gli altri, spiega la biologa Elisabetta Dejana, creatività e metodo sono due aspetti complementari:
Solo con il metodo ripeti scoperte di altri e quindi c’è sempre bisogno di idee nuove. Allo stesso tempo se hai solo l’idea ma non la provi è un po’ come se in quel famoso armadio [n.d.r. si riferisce all’armadio delle Cronache di Narnia] tu immaginassi che cosa c’è dietro, ma poi non aprissi mai le porte per verificare se immaginavi il giusto.
Anche i grandi sono stati piccoli
Oltre a parlare del loro lavoro attuale, giustamente le domande di Ariel si soffermano sempre sul passato degli intervistati: com’erano da bambini, il rapporto con la scuola, gli hobby… scoprendo come al proprio futuro si possa arrivare attraverso le vie più disparate, ma è nel passato e nell’infanzia che vengono gettati i semi.
Da tutte le storie emerge che per realizzare i propri sogni è necessario un grande impegno, non ci sono scorciatoie, come sottolineato anche da Alberto Mantovani, direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas e docente presso l’Humanitas University, nella Prefazione al volume.
Alla fine della lettura, l’augurio di Da grande farò, sia per i lettori sia per l’autrice stessa, è quello di sognare e di inseguire i propri sogni, cercando poi di metterli in pratica con impegno e serietà.