Pierre Zenzius, La montagna più alta, Rizzoli
Oltre a portarmi spesso in luoghi immaginari e fantastici, la letteratura per ragazzi in questi anni di letture e scoperte ha avuto spesso il grande pregio di farmi conoscere delle storie straordinarie che ignoravo completamente.
È questo il caso di La montagna più alta di Pierre Zenzius, un albo illustrato edito da Rizzoli.
Rispetto all’edizione originale, L’ascension de Saussure, vincitrice di una menzione speciale del Bologna Ragazzi Award 2018 (BRAW) nella categoria Opera Prima, l’edizione italiana è arricchita da una bella prefazione di Enrico Brizzi (lo scrittore ha curato anche la traduzione), che approfondisce, inserendola nel suo contesto storico, la storia della prima conquista della cima del Monte Bianco, una storia fatta anche di bugie e rivalità, rivelandoci un piccolo dietro le quinte in più rispetto alla nota finale di Zenzius.
Siamo partiti in tanti
Partono in fila, uno dietro l’altro, i 18 uomini che accompagnano Horace Bénédict de Saussure nella sua spedizione alla conquista del Monte Bianco. Riconosciamo subito (e riconosceremo sempre facilmente) la figura del naturalista e geologo svizzero, perché ha una giacca rossa, dei lunghi capelli bianchi raccolti in un codino e guida il gruppo con passo veloce. A chiudere inizialmente la fila c’è un cagnolino, che pian piano avanzerà per poi trovarsi spesso accanto al suo padrone, Saussure. Degli uomini, ognuno sembra avere un ruolo ben definito: c’è chi porta delle scale, chi si occupa delle mappe, chi trasporta i rifornimenti da bere e da mangiare. Sarà divertente ritrovare, in ogni doppia pagina, tutti i componenti della spedizione, riconoscendoli grazie a ciò che li contraddistingue (abbigliamento, fisico e, appunto, il ruolo).
Dopo un inizio piuttosto semplice e ordinato, camminando in piano uno dietro l’altro, circondati dal maestoso paesaggio alpino, il percorso diventa sempre più accidentato. Ci sono alberi, tronchi e massi da superare, un torrente da attraversare e – dopo un’ultima sosta nel verde – tutto diventerà bianco, tra il ghiaccio e la neve.
Da qui in poi, l’ascesa sarà sempre più in verticale, portando il curioso gruppo al di sopra delle nuvole e del loro mare di ovatta. Superata la salita più ripida, nonostante sia sempre più difficile respirare, arriviamo in cima e scopriamo che il punto di vista da cui ci è stata raccontata questa impresa è davvero inatteso e particolare.
Una storia dentro la storia
In fondo al volume, l’autore ci racconta sinteticamente qualcosa in più su Saussure e il suo tempo.
Nel XVIII secolo le Alpi erano esplorate solo dai cercatori di cristalli e dai cacciatori di camosci, perché c’erano molte superstizioni riguardo l’alta montagna. Quando il geologo svizzero si appassiona all’esplorazione e allo studio delle Alpi, presto rivolge la sua attenzione al Monte Bianco, che diventerà per lui una vera e propria ossessione.
Dopo diversi tentativi falliti, riuscirà a raggiungerne la cima il 3 agosto del 1787, ma nel frattempo questa era già stata conquistata nel 1786 da Jacques Balmat e Michel Paccard.
Se l’albo dell’artista francese si ispira a due opere di Saussure (Diario dell’ascensione al Monte Bianco e Viaggio sulle Alpi), nella sua Prefazione Enrico Brizzi ci racconta come per Saussure fosse importante essere riconosciuto come il primo uomo ad aver conquistato la cima del Monte Bianco e come fece di tutto perché ciò avvenisse.
Il racconto di Brizzi parte da Chamonix, nelle Alpi francesi, dove ci sono le statue di tre uomini rivolti verso la vetta del Monte Bianco. In un primo gruppo scultoreo, inaugurato nel centenario della sua impresa, ci sono Saussure e Balmat, ma in seguito, come un tardivo riconoscimento, comparirà a poca distanza la statua del medico francese Paccard. Fu quest’ultimo, insieme a Balmat – compaesano e cercatore di minerali –, ad arrivare per primo in cima al Monte Bianco, ma a lungo questo merito gli è stato negato: Saussure mise in dubbio la sua impresa, arrivando a pagare Balmat perché dichiarasse il falso, negando la precedente ascensione e arruolandolo poi a caro prezzo per la sua nuova spedizione.
Una grande avventura
Pierre Zenzius, classe ‘89, dopo aver realizzato alcuni cortometraggi e lungometraggi di animazione, ha esordito nel 2017 con questo albo che si è fatto notare da subito sia per le illustrazioni che per l’inedito punto di vista della narrazione.
Durante l’ascesa al Monte Bianco, ognuno dei 19 personaggi vive la propria avventura, così ogni nuova lettura potrà concentrarsi (oltre che su Saussure) su un personaggio diverso, dai più comuni ai più originali: chi si occupa di portare le scale, chi guarda le mappe, chi trasporta un pesante baule, chi una gabbia con un uccello… L’abbigliamento e l’equipaggiamento ci riportano ai tempi dell’impresa, nel XVIII secolo, ma l’ironia e la leggerezza delle figure le rendono modernissime.
Se il Monte Bianco è – solennemente – al centro della copertina, nella quarta i componenti della spedizione sono presentati nella loro discesa, mentre ruzzolano a valle, chi sciando, chi correndo, chi scivolando, chi a bordo di un baule-slitta… All’interno i risguardi raffigurano un cielo stellato, che ben si accompagna a un’impresa che copre l’arco di una giornata – cominciata quindi con il nascere del sole e conclusa di notte – e la cui vastità si abbina perfettamente alla magnificenza del paesaggio alpino.
Un inno alla montagna per chi ama mettersi in marcia, dal vivo o sognando ad occhi aperti.