R.J. Palacio, Siamo tutti Wonder, Giunti
Una buona notizia: è in libreria una versione dedicata ai più piccoli del super bestseller Wonder!
In merito a Auggie, alla sua cagnolina Daisy e alla loro storia sono stati scritti fiumi di parole in ogni lingua conosciuta visto il successo mondiale del libro dal quale è stato anche tratto un film. Dunque, non mi soffermerò sulla storia che ormai conoscono tutti, dai poli all’equatore, quanto sulla necessità avvertita dall’autrice di trasporre il messaggio orginario in parole e immagini dirette ai piccoli lettori. Intanto, una precisazione: le illustrazioni sono state create dalla stessa R.J. Palacio che proprio all’inizio ci spiega come, cioè partendo dall’iconica e ormai famosissima copertina di Wonder, ideata e disegnata da Tad Carpenter. Così, quell’immagine conosciutissima, già in possesso dell’immaginario di milioni di lettori, oggi prende vita, si perfeziona per dare voce e corpo a questo Auggie che, come nel libro da cui proviene, è un bambino diverso dagli altri, o no? Certo che no! Auggie è un bambino come tutti gli altri, solo il suo aspetto è diverso e Auggie lo sa, e sa pure che questo spaventa e allontana i suoi coetanei. Eppure lui va in bici, gioca a pallone esattamente come gli altri, eppure tutto ciò che vedono gli altri in lui è la sua diversità. Cosa significhi essere diversi e le reazioni che ciò provoca negli altri ce lo hanno spiegato nei secoli medici, pedagogisti, psicologi e così via. Io credo che un bambino veda la diversità solo se gli si insegna che esiste la normalità. Tante volte mi è capitato di controllare la reazione di mio figlio di fronte ai suoi primi approcci con bambini che magari avevano dei problemi di deambulazione o di comprensione, ma lui non mi è mai sembrato meravigliato o spaventato. Spesso non mi poneva nemmeno domande ed ero io, che già nella mia testa mi preparavo duemila possibili risposte, a restare sbalordita. Oggi mio figlio non è più così piccolo, ha otto anni e comincio ad avere il timore che magari possa essere non più totalmente smaliziato ma, di recente, ho capito che non è così. Un pomeriggio, infatti, accompagnandolo in palestra, lui ha iniziato a chiacchierare con un bimbo balbuziente. Io ho aspettato che finissero di parlare e ho chiamato mio figlio in disparte spiegandogli che quello era un semplice disturbo del linguaggio che si può curare e che per nessuna ragione al mondo può essere oggetto di scherno da parte degli altri. Lui mi ha guardato stupito e mi ha detto:
Perchè me lo stai dicendo? Io lo so come parla, aspetto che finisca di parlare anche se s’inceppa.
Sono rimasta impietrita e mentre lui tornava alle sue attività, io come una stupida mi domandavo: “Già… perché gliel’ho detto?”. Questo è solo un esempio di come, spesso e volentieri, certe paure e ansie siano solo nostre e non appartengano affatto all’infanzia. Un bambino che non teme la diversità sarà un adolescente empatico, capace di entrare in sintonia con chinque, per qualsiasi ragione, sia diverso da lui. Dopo aver donato la storia di Wonder agli adolescenti di tutto il mondo, trovo giusto che l’autrice abbia ritenuto opportuno proporla anche ai più piccoli perché, anche se sembra un’ovvietà, non è mai troppo presto per imparare la gentilezza, per approcciarsi al mondo senza barriere e senza paura dell’infinita varietà di esseri umani che possiamo incontrare in questa fantastica vita. Siamo tutti una meraviglia, tutti straordinari, parola di Auggie.