Gisella Laterza, La signora dei gomitoli, Rizzoli
La signora dei gomitoli percorre le strade dei paesi portando in dono fili di storie, che legano i bambini come a trame di sogno. Un bambino ascolta, prima ritroso e poi incantato e quando la vecchia signora si allontana a braccetto con la notte, quel bambino, ormai uomo, raccoglie la sua eredità intangibile: narrare, tra le arti dell’uomo la più antica, sempre rinnovata nei tempi; narrare, divina capacità di creare la vita dalla parola.
La Signora gli diede la valigia di cartone e disse: «Gianni, ricorda le storie che ti ho raccontato. Raccontale a tua volta. Non si smette mai di vivere nelle parole di chi ci ha amato e ci ricorda».
Tessitrice di parole, con la cadenza ammaliatrice di un cantastorie, lo è anche Gisella Laterza, vera signora dei gomitoli di questo prezioso libro, una raccolta di fiabe ambientate su è giù per l’Italia. Un monumento, un uso, un modo di dire sono l’occasione del racconto: perché la Torre degli Asinelli si chiama così? E cos’è quell’orecchio di bronzo che si trova nella “Cà dell’oreggia”, in via Serbelloni 10 a Milano?
Altre storie hanno un legame solo d’atmosfera con il luogo che le accoglie: un giorno a Santa Maria Maggiore, in Piemonte, il paese degli spazzacamini, al piccolo spazzacamino Aldo appare il bambino di fumo. È l’unico suo amico, avvinto a lui come la fuliggine. È un amico che non lo lascia respirare, pretenzioso, egoista, sempre più pesante sulle sue spalle. È la metafora poetica e dolorosa del destino di fatica e di solitudine dei bimbi sfruttati. Ma queste sono fiabe a lieto fine: una bambina accoglie le lacrime di perle nere di Dodò, il bambino di fumo, e libera Aldo dall’incantesimo.
A Venezia, ogni notte, una bambina dalla pelle bianca e dalle labbra nere scivola su una gondola che parte dalla Libreria Acqua alta, “grande e intricata come un labirinto”. Porta con sé libri dimenticati, per un viaggio che non ha ritorno. Ma un giorno da un libro esce una persona tutta intera, ad ammaliare con le sue storie la bambina, perché “ogni libro ha un’anima, se è stato scritto con passione”, e quel libro che non vuole morire si racconta alla bambina che è silenzio, che è morte, che è notte, che porta via “le storie dimenticate, le persone che non ci sono più, i giocattoli perduti”. Su quella gondola, la nostra signora dei gomitoli immagina che i libri di tutto il mondo tengano compagnia alla bambina silenziosa, alla Notte:
Forse la vita stessa è cercare di affascinare la morte con un racconto e strapparle, con le parole, il tempo…
Così è bello chiudere con le parole di Elsa Morante che aprono La signora dei gomitoli:
so, con bellissime fiabe, consolare la notte.