Gek Tessaro, Pinocchio, Lapis
Quando si approccia la storia di Pinocchio vengono in mente innumerevoli versioni del romanzo di Collodi: il film di animazione Disney, ma anche lo sceneggiato televisivo con Nino Manfredi per chi ha più o meno la mia età, e tutti gli innumerevoli adattamenti come cartoni animati a puntate, film e libri. Un bimbo di tre anni mi chiederebbe subito: perché? E io gli direi perché il libro “vero” di Pinocchio è difficile, vecchio e scritto in piccolo. Giusto per rendere l’idea però, perché non è del tutto vero.
La realtà di Pinocchio è che è complesso, un libro a livelli, in cui il primo livello di lettura è già così bello e ricco, da avere prolificato così tanto! E non ha ancora finito di farlo, a distanza di oltre un secolo: ne è uscita per Lapis infatti una nuova edizione, firmata da un illustratore che amo molto, Gek Tessaro, il quale ha anche rimaneggiato la storia. Il suo tratto immediato che, per stessa ammissione dell’autore “non pensa”, è particolarmente adatto a rendere le avventure di Pinocchio, così intensamente dirette e senza sconti per nessuno. Sfogliando questo volume che, anche nel formato e nell’aspetto, ricorda i libri dell’epoca del Pinocchio originale, ho avuto la preziosa sensazione di stare sfogliando il “vero” libro di Collodi. Questo vale tanto se si pensa che io, quel libro lì, ho avuto modo di leggerlo solo dopo i vent’anni, quando è stato il soggetto dell’esame di Storia della lingua all’università. Adesso, invece, sarà alla portata anche dei più piccoli con questa nuova edizione, vicinissima nello spirito all’originale. E penso che i piccoli lettori di oggi siano più equipaggiati di quelli di ieri (della mia generazione, ad esempio) per sopportarne l’apparente durezza. Checché se ne dica, che sono rimbambiti dagli schermi o rammolliti dagli agi, a voi la scelta, i bambini di oggi sono invece abituati a un mondo intenso e globale, a sentire notizie brutte e giganti, ad avere a che fare con adulti disorientati e a volte anche impauriti, nel quasi 2018 è inutile illudersi che non sia così. Non è un bene e nemmeno un male, ma è una realtà che li plasma diversamente dai loro stessi genitori, ad esempio, e che li rende più inclini alle sfide. Se non proprio a sentircisi pronti, ad affrontarle attraverso le narrazioni, a capirle attraverso l’altro. Insomma questo Pinocchio nuovissimo e antico non poteva capitare in tempi migliori!