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Il mio papà si chiama Luca. Ha 48 anni e li compie a luglio, il sei. E' alto e non è magrissimo. Ha gli occhi marroni e i pochi capelli che restano sono marroni. E' simpatico e divertente, ma anche serio, se si tratta del suo lavoro. Fa lo scrittore, sta sempre nel suo studio a scrivere o a leggere, oppure va in biblioteca, dopo che mi accompagna a scuola, il mattino alle otto… (Emma Crippa)
Il titolo di questo mio primo intervento me l'ha suggerito un carissimo e saggio amico, di cui mi capiterà di scrivere, prima o poi.
La mia breve biografia, qui sopra, l'ha scritta mia figlia, quarta elementare. È l'attacco del suo tema Il mio papà, per la recente festa della principale tra le categorie cui appartengo. Si nota in queste poche righe un piglio da futura scrittrice:
all'ombra della sua statura prossima
come dice il poeta (quale? ne parlerò, prima o poi).
Oltre ad essere già una buona scrittrice, mia figlia è anche molto diplomatica: letti quei
non è magrissimo – e il – i pochi capelli che restano sono marroni ?
Del resto, il mestiere di scrittore prevede molte competenze, tra cui certamente quella di saper dosare gli ingredienti della narrazione per equilibrarli in ogni minimo dettaglio, oltre che stringere un patto con il lettore e rispettarlo almeno un po' (ma non troppo, se no il lettore, che pure per quel patto ha acquistato il libro, poi si annoia).
In settimana mia figlia ha mostrato ascendenze letterarie che le vengono dritto dritto dal più celebre scrittore per ragazzi italiano degli ultimi quarant'anni (chi? ne parlerò presto).
Infatti si è lanciata nella storia di un albero basso, molto basso: praticamente solo radici. Io le ho proposto di chiamarlo Huber e a lei è subito piaciuto. Come andrà avanti la storia ve lo racconterò. Intanto una sera ci siamo addormentati leggendo Il culetto indipendente, di un grande autore spagnolo di cui prima o poi vi rivelerò il nome.
Ero stanco, infatti, tra l'altro anche per aver cercato per l'ennesima volta di convincere l'altro figlio, Mattia, tredici anni, terza media, che leggere è bello. L'ho dovuto fare perché la sua insegnante di italiano gli ha imposto la lettura di un grande classico, che scopriremo insieme.
Beh, comincia così una serie di miei interventi sotto l'ombrello Scrittori e figli. La prossima volta vi spiegherò anche cosa c'entra il titolo.