Il mistero del Guggenheim, Robin Stevens, Uovonero
Ecco alcune informazioni su di me.
Mi chiamo Ted Spark.
Ho dodici anni e 281 giorni.
Ho sette amici.
Nella cartella argentata con sopra scritto Le mie bugie, che tengo nel cassetto della scrivania, ci sono nove bugie.
Alla fine de Il mistero del London Eye (Uovonero, 2007) avevamo lasciato Ted Spark, aspirante meteorologo nel cui cervello gira “un sistema operativo diverso”, a godersi il meritato successo per il ritrovamento del cugino Salim, scomparso dopo un giro sulla celebre ruota panoramica londinese.
Accettando di dare un seguito alla storia ideata dall’amatissima scrittrice per ragazzi Siobhan Dowd, venuta precocemente a mancare nel 2007, la giovane e brillante giallista californiana Robin Stevens raccoglie una sfida e un’eredità: accompagnare lo strampalato Ted e i suoi lettori in un’avventura americana partendo dal semplice titolo, Il mistero del Guggenheim, lasciato dall’autrice inglese ai suoi editori.
Eccoci quindi catapultati a New York, dove la mamma e Kat, impazienti di riabbracciare Salim e zia Gloria, hanno trascinato un Ted a dir poco titubante. Abituato a una precisa routine della quale è in grado di calcolare e prevedere quasi tutto, infatti, il ragazzo non è esattamente entusiasta di ritrovarsi in una grande città sconosciuta.
Per fortuna almeno il Guggenheim, il grande edificio bianco e circolare che Ted ha studiato nell’enciclopedia, si rivela all’altezza delle aspettative, affascinandolo con la sua complessa architettura e con le opere contemporanee che contiene; a colpirlo sarà in particolare il quadro di Kandinskij Nel quadrato nero, che rappresenta il tempo meteorologico in modo decisamente insolito.
Tre giovani detective
“Allora ci sei?” ha chiesto Salim. “Ci aiuterai a risolvere il mistero?”
“Probabilmente ci sono” ho detto. “Ci penso sopra”
Kat ha sorriso. “Probabilmente significa sì!” ha detto. “Lo so, Ted”.
“Hrumm” ho detto.
Proprio mentre i ragazzi osservano il quadro di Kandinskij, una nube di fumo fa scattare l’allarme antincendio, costringendo i presenti a evacuare: l’arrivo dei pompieri rivelerà che non c’è nessun incendio, ma si è trattato di un espediente per rubare nientemeno che Nel quadrato nero.
Inutile dire che i tre si mettono immediatamente sulle tracce del ladro, per amore della giustizia ma soprattutto di zia Gloria, ingiustamente accusata del furto. Smascherando false piste e superando senza arrendersi i momenti di frustrazione, Ted, Kat e Salim cercheranno di dipanare il mistero utilizzando intelligenza, furbizia e quel pizzico di disobbedienza che caratterizza ogni giallo per ragazzi che si rispetti. E fra un “hrumm” di perplessità e una mano che sfarfalla, il Ted di Robin Stevens si conferma un personaggio capace di conquistare il lettore, strappandogli più di un sorriso con il suo inconsueto modo di guardare il mondo.
Libro consigliato quindi agli amanti del giallo, che potranno divertirsi a (non) indovinare il colpevole, ma anche a chi apprezza le storie di crescita e amicizia. Questa nuova indagine sarà infatti per Ted un’occasione per mettersi alla prova e imparare che anche le persone che conosciamo da sempre possono sorprenderci.
The last but not the least: la bella copertina dai toni pastello, che ci immerge immediatamente nell’atmosfera della storia, è opera di David Dean… e piace molto anche all’autrice!