Teresa Buongiorno, Cacciatori di fossili, illustrazioni di Cinzia Ghigliano, Mondadori
Nicolò e Costanza sono in vacanza con la loro mamma.
Lo scenario della vacanza è spettacolare: le Dolomiti.
All’inizio del libro, ritroviamo i tre giunti alla meta della loro passeggiata: la Porta del dio Silvano, alla base del Monte Faloria, un luogo suggestivo, legato a miti e leggende riguardo, appunto, il dio pagano Silvano.
I bambini procedono felici, la madre invece è preoccupata: non si vede nessuno in giro e forse non sono stati prudenti ad arrivare fino a lì. La comparsa di un viso noto, il professor Salton, non la tranquillizza, anzi, la fa sentire ancora più imprudente… come? Non ha portato con sé il siero antivipera? Ma in fondo il professor Salon la sta prendendo anche un po’ in giro.
Finalmente i 3, insieme al professore, riprendono la loro gita, concentrati su quello che è il loro obiettivo: la ricerca di fossili.
Nicolò, che è in prima elementare e ancora non è arrivato allo studio della Preistoria, si è appassionato ai fossili grazie a un manuale che ora ha con sé e ha scoperto che proprio le Dolomiti, le montagne di sua mamma sin dall’infanzia, sono un vero e proprio deposito di fossili.
I giorni successivi Nicolò e Costanza sono impegnati con le gite del CAI, il Club Alpino Italiano, insieme agli Scoiattoli, le guide alpine di Cortina d’Ampezzo, tutti sestogradisti (ovvero capaci di scalare pareti della massima difficoltà, le salite si misurano in gradi e il sesto è il più difficile), esperti conoscitori di boschi e sentieri di montagna. La madre invece prova una scalata con una guida alpina e si prende anche un bello spavento. Le vacanze procedono, i ragazzi – sempre più entusiasti – continuano le gite con il CAI, la madre, invece, scoprirà come sia facile perdersi quando ci si inoltra in un bosco che non si conosce bene senza una guida esperta.
Giusto il tempo di riprendersi e, quando il marito raggiunge la famiglia, la vacanza continuerà prendendo una strada più tranquilla.
La storia, in cui la madre racconta in prima persona la vacanza tra avventure e disavventure, non è un semplice diario di una vacanza. Nella narrazione si intrecciano miti e leggende, con streghe, divinità pagane e fantasmi dal passato, tutto ciò si intreccia a sua volta con storia e tradizioni delle Dolomiti.
Già all’interno del racconto, alcune illustrazioni, come su un taccuino di viaggio, ci invitano a fare attenzione alla natura con, per esempio, schizzi di abete bianco comune, larice europeo e pino comune e rispettive schede informative. Attraverso le illustrazioni scopriamo le ere geologiche, “vediamo” le Dolomiti, con i nomi di vette e rifugi (con i nomi ampezzani), o semplicemente seguiamo madre e figli alle prese con la vacanza. In fondo al volume poi, la sezione Per saperne di più, ci dà qualche informazione interessante, sciogliendo delle curiosità (da dove viene il nome Dolomiti, per esempio; la loro importanza e la loro storia, oltre a un po’ di storia dell’alpinismo…). Alla fine, cosa che non guasta, una breve scheda è dedicata all’educazione ambientale.
All’interno della scrittura di Teresa Buongiorno, solo un elemento produce una nota un po’ stonata: la protagonista, che all’inizio della storia dice che le Dolomiti sono le sue montagne, luogo di vacanze da bambina con i genitori, da ragazza anche da sola e poi da adulta con la sua famiglia, sembra invece del tutto impreparata e agitata riguardo alle vacanze in montagna; l’arrivo del marito (che invece, date le origini meridionali, ha molta meno consuetudine con quelle cime) sembra invece far sparire ogni timore, giusto con l’acquisto di mappe e lo studio di possibili gite nei dintorni.
Molto belle le illustrazioni di Cinzia Ghigliano che accompagnano e arricchiscono il libro sin dalla prima edizione nella collana I sassolini (2010), ora nuovamente in libreria per gli Oscar Primi Junior.