Anna Sarfatti dedica l’ultima uscita della collana La Costituzione nello zainetto all’articolo 11 della Costituzione:
L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.
Il titolo è Se vuoi la pace (Giunti) e attraverso trenta filastrocche l’autrice fornisce ai piccoli giuristi in erba tanti piccoli consigli per contribuire a risolvere pacificamente i piccoli conflitti d’ogni giorno, per esempio quelli tra fratelli o tra compagni di classe. Per essere portatori di pace, infatti, non serve lavorare per le Nazioni Unite, basta essere dei buoni risolutori di conflitti; certo, per farlo ci vuole impegno, non lasciarsi andare all’ira o alle ripicche, può anche andar bene il buon vecchio consiglio di contare fino a 10 prima di mettere in atto una reazione istintiva. Ciò non toglie che ognuno di noi ha il diritto di difendersi qualora venisse attaccato o minacciato, in primis le nazioni, ma aborrire la guerra vuol dire lavorare per la pace, ed è un lavoro duro che richiede l’impegno quotidiano di ciascuno di noi, grande o piccolo che sia. Lavorare per la pace vuol dire anche difendere i più deboli, avere il coraggio di prendere le parti di chi si trova in una situazione di svantaggio, prestare aiuto a chi ne ha bisogno, combattere l’indifferenza verso i problemi degli altri. Anche accontentarsi di ciò che si ha evita inutili diseguaglianze, spesso, infatti, si sottovaluta la nostra libertà di scelta, a questo proposito la Sarfatti dice:
Ingiustizia è sapere
che ogni giorno a ricreazione
scelgo quale gioco fare.
Mentre in tanti posti,
che nemmeno conosco,
ci sono bambini e bambine
costretti a lavorare.
E ancora:
Se studi, conosci.
Se conosci, scegli.
Se scegli puoi essere libero.
Meglio con o senza la conoscenza?
E se poi c’è la guerra, se non ci sono più scuole, non ci sono più campi per giocare, niente più case e tutte le tue cose sono perdute, se resta solo la paura e il terrore negli occhi, poi di chi è la colpa? Chissà che risposta si danno quei bambini provenienti da Paesi lontani, magari anche a loro insegnavano il valore della pace.
Il cammino è lungo e sembra farsi sempre più complicato, l’impegno di tutti noi dovrebbe essere rivolto a un unico obiettivo, quello dell’esempio. Se si evitano i conflitti e le prepotenze, se si riflette sugli errori evitando di ripeterli, se si tiene conto dei bisogni di tutti, se si mette in pratica la solidarietà, in ogni settore, a ogni età, allora saremo più vicini alla pace.
Attraverso questi versi in rima, sapientemente illustrati da Andrea Rivola, daremo ai nostri bimbi i giusti spunti per riflettere su tutte quelle cose che si danno per scontate e per iniziare ad apprezzarle e a riconoscerne il valore.