“Non ha occhi un ebreo? Non ha mani, organi, corpo, sensi, amori, passioni? Non mangia lo stesso cibo, non si ferisce con le stesse armi, non si ammala, e guarisce, non ha freddo d’inverno e caldo d’estate, proprio come un cristiano? Se ci colpite, non sanguiniamo? Se ci fate il solletico, non ridiamo? Se ci avvelenate, non moriamo? E se ci fate un torto, ebbene, se ci fate un torto… non ci vendichiamo?”
Sono le parole di Shakespeare a risuonare, come una chiave che apre le porte, in Nemo. Il gigante di pietra (Rizzoli), il secondo volume delle avventure che hanno come protagonista Nemo, il ragazzo destinato a diventare il leggendario Capitano del Nautilus (sì, proprio lui, il capitano di Ventimila leghe sotto i mari).
Nel primo libro, ambientato nel 1829, un ragazzino sbarca al porto di Le Havre per poi dirigersi in carrozza in un collegio nei dintorni di Parigi: il suo passato, così come il suo nome, è un mistero. Si fa chiamare Nemo e in collegio incontra Ashlynn, una giovane proveniente da una facoltosa famiglia, e Daniel, un valletto con il passato di acrobata. A loro il ragazzo rivela di essere in fuga da qualcuno che gli sta dando la caccia e con loro comincia una grande avventura. Proprio nel mezzo di questa avventura ritroviamo i tre ragazzi in Il gigante di pietra.
I tre giovani in fuga sono su un’aeronave, direzione Praga, anche se il motivo della meta è poco chiaro, soprattutto per Daniel e Ashlynn, ma l’importante – intanto – è non farsi prendere da Zeta e dagli Scarlatti che sono loro alle costole. I tre, in realtà quattro, contando il fedele Nautilus, il cane di Nemo, arrivano rocambolescamente a Praga in una notte di nebbia e da qui – seguendo le indicazioni di Nemo – nel ghetto della città, dove riceveranno ospitalità e aiuto da rabbino Mordecai Tanenbaum e da sua figlia Miriam.
La vita nel ghetto porta qualche novità per tutti: Daniel per la prima volta dovrà andare a scuola, Ashlynn dovrà – insieme a Miriam – imparare ad occuparsi di alcune faccende casalinghe, Nemo imparerà che a volte l’aiuto degli altri è necessario. Il ragazzo, pur partecipando alla vita in casa del rabbino, appena può si isola per riflettere e studiare; c’è un taccuino rosso che lo accompagna e che custodisce gelosamente dagli sguardi altrui, questo sembra il bene più prezioso in suo possesso e in questo taccuino (e nella sua decifrazione) è racchiusa la possibilità di salvare se stesso e il proprio regno. Sì, Nemo è un principe.
Alla narrazione principale si alternano alcuni capitoli (ben riconoscibili perché in corsivo) che riguardano il passato di Nemo e ci chiariscono la sua origine, l’origine del prezioso taccuino e l’inizio della fuga.
A raccontarci le avventure di Nemo è Davide Morosinotto (autore di molti libri per ragazzi, tra i più recenti Cyberbulli al tappeto, di cui vi abbiamo parlato qui), ci porta sul cielo di Praga e nelle sue vie, quelle centrali e quelle del ghetto, entriamo in una cucina kosher e nel poco raccomandabile mercato della carne, scopriamo una città divisa e diffidente dove una leggenda (e la paura che porta con sé) può prendere vita…
Le avventure di Nemo non sono finite, la direzione da seguire è già tracciata nelle ultime pagine del libro, quello che ci aspetta è invece ancora tutto da leggere!