La raccolta di versi Alibi si apre con questa premessa:
L’autrice prega i lettori di perdonarle l’esiguo valore e peso di queste pagine. Essendo infatti lei, per sua consuetudine (oltre che per sua natura e per suo destino) scrittrice di storie in prosa, i suoi radi versi sono, in parte, nient’altro che un’eco, o se si voglia, un coro dei suoi romanzi; e, in parte, nient’altro che un divertimento, un gioco, al quale essa ama talvolta abbandonarsi senza troppo impegno, per semplice piacere della musica. Se, dunque, si è indotta a pubblicare questi versi l’autrice lo ha fatto soltanto nella speranza di rendere, a chi li leggerà, un poco di quel riposo, e divertimento, che lei stessa ne ha tratto nel comporli. Elsa Morante
Avete capito bene, l’autrice si scusa, avete mai letto una premessa così? Io mai, la prima volta che mi capita, e questa tenera insicurezza ha acceso in me, ancora di più, la voglia e la curiosità di conoscere i suoi versi. Finora avevo conosciuto la Morante solo come scrittrice di romanzi, non avevo idea che fosse anche poetessa, in effetti, questo aspetto della Morante non è mai stato considerato rilevante, e non lo è stato di sicuro negli anni della sua pubblicazione nel 1958. Tuttavia, oggi, la Morante poetessa ha finalmente trovato il posto che si meritava all’interno del ‘900, un posto assolutamente meritato, perché sfido chiunque a leggere i suoi versi e a non restarne sorpresi e affascinati. Io li leggevo e mi dicevo “Non è possibile!”
Troppo belli i suoi versi, perfetti, musicali, ti restano incollati alle dita, ai denti, mentre li ripeti tra te e te come un Ave Maria.
Vi propongo la mia preferita, Lettera, del 1946, giudicate voi: