Un’abbazia, un mistero da risolvere, un passato che ritorna. Gli ingredienti per una bella storia coinvolgente ci sono tutti. Ritorno a Blackbrick, di Sarah Moore Fitzgerald, edito da Rizzoli, è un libro forte e semplice, allo stesso tempo.
Il protagonista, Cosmo, ha perso il fratello Brian, sua madre si è trasferita in Australia, lasciandolo alle cure degli adorati nonni. Ma il suo amatissimo nonno Kevin sta lentamente perdendo la memoria, a volte non ricorda nulla, non riconosce nessuno, alterna lampi di normalità a sprazzi di buio, facendo montare in Cosmo la rabbia per la sua impotenza di fronte ad una situazione che non può cambiare, nonostante tutti i suoi sforzi.
Fino a quando una sera nonno Kevin, in un momento di lucidità improvvisa consegna a Cosmo una chiave del Cancello Sud della misteriosa Abbazia di Blackbrick.
Allungò la mano scura e nodosa verso una piccola scatola che, per quel che riuscivo a ricordare, era sempre stata lì, sul suo comodino. Tastò e armeggiò un po’ prima di aprirla e tirarne fuori qualcosa. (…) “Apri il cancello con questa. Ricordati di chiudere dietro di te non appena l’avrai oltrepassato. Non puoi lasciar entrare nessun altro, mi hai sentito bene? Blackbrick. Cancello Sud. Hai capito, Cosmo? Hai capito bene? (…) Io sarò lì. Dall’altra parte. Ad aspettarti: porta carta e penna. Dovrai fare così, da bravo ragazzo. promettimi che ci andrai.”
Cosmo mantiene la promessa. Davanti a quel cancello, incerto se attraversare o meno, non è assolutamente preparato a quello che accade. Dall’altra parte c’è Kevin, nonno Kevin, ma non il nonnino a cui è abituato. Questo è un ragazzetto di 16 anni nel pieno delle sue forze che lavora nelle stalle della grande magione di Blackbrick. Cosmo ha viaggiato nel tempo. Gli viene concessa un’incredibile occasione di vivere un momento storico fondamentale. Lì in quella immensa, desolata e desolante abbazia, impara a conoscere suo nonno, il suo mondo. Passa mesi interi nel passato, senza rendersi conto di diventare un complice perfetto per Kevin, un complice di avventure. Fino al giorno del ritorno a casa, con la promessa di non dimenticarsi mai.
La prospettiva di Cosmo ci fa vedere come un bambino interpreti e viva situazioni che non può cambiare, come la sua impotenza e la sua rabbia siano dettate dalla condizione di perdita di una persona cara. La memoria diventa il perno centrale di questa storia. La memoria che scivola, la memoria che si perde, la memoria che si offusca, ma che rimane lì incastonata come in fondo al mare. La perdita di una persona cara è una costante della vita, della vita di tutti, è sempre qualcosa a cui non si è preparati, che fa rabbia, che sconvolge, come il buio all’improvviso. Ma come dice Cosmo: “Solo perché non riesci a vedere qualcuno, non significa che non sia parte di te”.