Non dite che non vi è capitato mai. Per esempio, di andare in una città, di camminarvi per ore e di aver fretta di vedere spinti non dalla curiosità, ma dal timore di perdere un luogo più bello e sorprendente di quelli già visti. O anche di seguire una rassegna di spettacoli teatrali, film o altro, e di aspettare il prossimo appuntamento con la convinzione che sia quello imperdibile, irrinunciabile, immancabile. Insomma, a tutti capita di pensare, almeno una volta, che quello che si sta facendo è meno importante di ciò che si farà. E allora via di corsa, in cerca di qualcos’altro, mentre accanto ci passa la vita, con i suoi doni, le piccole cose, che nella fretta guardiamo distrattamente, anzi più spesso neppure cogliamo.
Alla maniera di Sam e Dave che scavano una buca. Scavano di giorno e scavano di notte, per ore, giorni e settimane. Con trepidazione e la convinzione che troveranno “qualcosa di spettacolare”. E invece non lo trovano, ci girano intorno. Anzi, alla fine lo trovano, ma solo dopo esserci caduti in quella buca profonda e spaventosa che hanno scavato, ed essersi risvegliati al punto di partenza, l’uno di fronte all’altro, l’uno con la sola amicizia dell’altro e un badile in mano. Mac Barnett, che ha inventato la loro storia – illustrata da Jon Klassen e pubblicata da Terre di Mezzo – sembra suggerire l’idea che i tesori non stanno sotto, ma sopra, che di pale non c’è bisogno, basta sapersi guardare intorno.
Sam e Dave che scavano una buca, negli Stati Uniti, dove è stato pubblicato per la prima volta, ha avuto un successo strepitoso. È stato uno dei migliori libri per ragazzi del 2014 per Publishers Weekly e NewYork Times Best Seller. Attualmente è in via di pubblicazione in 14 Paesi.