Eccoci qui, è lunedì e oggi è suonata la prima campanella dell’anno scolastico. Avete fatto le punte ai vostri pastelli? Avete scelto diari, zaini e quaderni dei vostri personaggi preferiti? Avete riabbracciato i compagni? Quanto v’invidio bambini!
Ricordo ancora il mio primo giorno di scuola. Mi accompagnò il nonno, anche lui maestro. Entrammo in classe, salutò la maestra coi suoi modi galanti, toglienodosi il cappello e, come se quella fosse la sua classe, col tacito benestare della collega, s’avviò alla lavagna, prese il gessetto e con la sua meravigliosa calligrafia da maestro d’altri tempi scrisse:
12 Settembre 1981 – 1° Giorno di Scuola
I compagnetti, a quel punto, non capivano più chi fosse l’insegnante, quando, come se niente fosse, il nonno mi diede un’arruffata ai capelli, fece un cenno di saluto alla maestra e se ne andò, in modo che lei, potesse offrirci il suo miglior sorriso e darci il benvenuto in classe. Che meraviglia la maestra!
Intanto, io avevo fatto un figurone, eh sì, quello era mio nonno, ma adesso? Chi erano quelli accanto a me? – Guarda quella, ha lo smalto alle unghie, la mamma ha detto che non si fa! E quell’altro che non sta mai fermo? Oh mamma… già, la mamma… che voglia di ritornare da lei. –
Ne è passato di tempo, eppure è tutto fermo lì nella memoria, come un caposaldo dell’esistenza: l’odore dei pastelli e del gesso, il suono della campanella, le immagini del sussidiario, le poesie a memoria, le recite.
Inizia oggi, per voi piccoli kids, un viaggio meraviglioso che vi farà scordare i tempi in cui non sapevate ancora leggere, i tempi in cui chiedevate alla mamma ogni cosa. Inizia il tempo in cui comincerete da soli a cercare le risposte alle domande che verranno. È tempo di crescere un po’. Driiiiiiiiiiiin… campanella… Buona scuola a tutti!!
La scuola
Chi mai l’ha costruita, un po’ appartata
all’altre case, come una chiesuola,
e poi che l’ebbe tutta intonacata
le ha scritto in fronte la parola “Scuola”?
E chi le ha messo al collo per monile
una campana senza campanile?
Chi disegnò per lei quei due giardini
con pochi fiori e giovani alberelli
difesi dall’insulto dei monelli
da fascetti di brocche, irti di spini?
Chi seminò con tanto amor le zolle?
Perchè, bambino, costruir la volle?
Non per un bimbo, ma per quanti sono
nel mondo, suona quella campana;
e la scuola ti sembra così bella,
e quell’aiuola un rifiorente dono,
perchè col giardiniere e il muratore,
vi mise mano, ogni dì, anche l’amore. (Renzo Pezzani)