Che cos’è un muro? Una solida pagina bianca. Porosa, attraversata da crepe e costellata di macchie. A prima vista parrebbe che non ci si possa disegnare nulla, la matita inciampa di continuo. E invece, non soltanto si possono tracciare sorprendenti figure, ma alcune è come se fossero contenute nei muri e sia sufficiente farle emergere ricalcandone i contorni. Che è poi proprio quello che ci suggeriscono di fare Massimiliano Tappari e Alessandro Sanna nel loro meraviglioso libro Miramuri, edito da Terre di Mezzo, dinamica casa editrice milanese che propone ai più piccoli albi illustrati sui temi della convivenza e del consumo critico.
Miramuri è un catalogo di oltre trenta foto, e altrettanti disegni, che conduce in un universo di immagini: spunti e incipit per brevi storie che ognuno può imbastire con la propria fantasia.
Massimiliano Tappari, fotografo e viaggiatore, ha ritratto piccole porzioni di parete, dettagli che il più delle volte sfuggono a occhi non attenti. Sulle fotografie stampate, Alessandro Sanna, autore di albi illustrati pubblicati in tutto il mondo, ha tracciato disegni che animano quei muri, come fossero le pagine di un libro.
E se in una parete, una macchia nera sembra l’opera incompiuta di un imbianchino frettoloso, oppure indeciso, Sanna la trasforma in una piattaforma di tuffi in un lago placido. In un’altra, una macchia bianca diventa un cane che guarda perplesso una crepa sul muro, in un’altra ancora un’ombra di umidità diventa una bocca che fa le pernacchie a chi si ferma a commentare.
Nei muri c’è di tutto: cavalli imbizzarriti, merli guardinghi, pesci serafici, grattaceli che crollano, vecchie tartarughe, vulcani in eruzione, gatti terrorizzati, leoni in gabbia, topolini che riposano, meditabondi orsi polari. I muri ci sono tutti: con le crepe, marmorizzati, scrostati, vecchi, umidi, punteggiati, lisci, ruvidi, sporchi. A ognuno il suo disegno, che a volte è una piuma che volteggia nel vento, un’altra una civetta e i suoi cuccioli. Li abitano animali soprattutto, ma anche sciatori e cammellieri, naviganti e scalatori di cime.
In Miramuri non ci sono parole, ma, accanto ad ogni foto, una pagina quasi bianca, con qualche traccia di penna nera qui e là, in cui il lettore può scrivere le sue storie, e così imbrattare quei muri di parole. E, a conclusione del libro, gli autori cedono la matita al lettore: cinque foto sono tutte per lui. Che cosa ci vedi?