Non tutti hanno la fortuna di vivere un giorno perfetto. Owen, invece, sa di aver avuto il suo giorno perfetto un 30 dicembre, quando lui e la sua amica Natalie hanno deciso di andare insieme al mare in macchina. Partono la mattina, portandosi dietro la colazione al sacco preparata da Natalie, felici di percorrere i circa 180 km che li separano da Jade Beach.
La giornata, a metà del breve romanzo Agata e pietra nera, è anche la chiave per capirne il titolo, oltre ad essere il centro, o meglio l’apice, di un’amicizia tanto inattesa quanto profonda.
Chiacchierando, frugavamo nella sabbia intorno a noi in cerca di pezzetti di giada e di agata. Natalie trovò una pietra nera, piatta, perfettamente ovale e levigata dalla sabbia. Io trovai un’agata lenticolare, bianca e gialla, che lasciava trasparire il sole. Lei mi diede la pietra nera, io le diedi l’agata
Uno scambio naturale, spontaneo, non accompagnato da parole non necessarie, né sottolineato ulteriormente dall’autrice, eppure così importante da identificare le mani di chi compie quel gesto, un vero e proprio donarsi, senza enfasi, con sincerità. Un’amicizia che è tutta lì, nel piacere di stare insieme. Il titolo originale del libro è in realtà Very far away from anywhere else (bellissima, però, la copertina di Gaia Stella che incornicia il titolo italiano nella recente nuova edizione, sempre edita da Salani), ma la storia, raccontata dal punto di vista di Owen, non cambia, così come la scrittura elegante, misurata e poetica di Ursula K. Le Guin.
Owen ha diciassette anni, è un ragazzo intelligente, non ha problemi con lo studio, ma è ormai rassegnato alla sua solitudine, dopo aver tentato inutilmente di integrarsi a scuola, partecipando ad attività sportive o vestendosi come gli altri… nulla da fare. Poi, complice un grande acquazzone e il rientro a casa in bus, conosce Natalie, si ritrova a farla ridere e gli piace farla ridere. Comincia qui un’amicizia, vera (allora è possibile?), tra un ragazzo e una ragazza. L’età, a due passi dalla fine dell’adolescenza, è quella in cui ci si può ritrovare su un prato, su una terrazza, sotto una tenda o in riva al mare, a parlare di sé, delle proprie speranze, dei desideri e delle paure nei confronti dell’età adulta che si avvicina, ma ci si può anche confrontare su qualcosa molto più grande di sé.
Un tempo magico della vita, denso di attesa, che spesso fa sì che le amicizie di quegli anni resistano alle distanze e al tempo. L’amicizia, ci ricordano Owen e Natalie, rende possibile vivere momenti straordinari.
Non parlammo dei nostri problemi, o dei genitori, o di automobili, o delle nostre ambizioni. Parlammo della vita. Decidemmo che non ha senso chiedersi qual è il significato della vita, perché la vita non è una risposta, la vita è una domanda, e tu, proprio tu, sei la risposta. E lì a dieci metri c’era il mare che si avvicinava sempre più, e il cielo sopra il mare, e il sole che declinava nel cielo. Faceva freddo, e fu il momento più straordinario della mia vita.