Chi sono io? E chi è l’altro? Boh! Chi lo sa! Non è mica una domanda semplice, ci vuole tutta la vita per rispondere. E, come se non bastasse, nel frattempo accadono tante cose che scombussolano di più le carte. C’è però, una risposta facile facile che si può dare subito. Ognuno di noi, innanzitutto è quello che sembra. E per chi si accontenta di mozziconi di verità può bastare che quel tipo è il suo naso aquilino, quella le sue gambe lunghe, l’altra la sua permalosità, l’altro ancora i suoi occhioni blu. C’è dell’altro però, ci avvisa Jorge Luján, prolifico autore argentino, tradotto in oltre dieci lingue, c’è che ognuno è la cosa più diversa da se stesso che l’altro possa immaginare. Come a dire, che dietro ciò che si mostra, c’è un universo intero. E di questo racconta Luján nell’album illustrato Essere o apparire pubblicato da Terre di mezzo e dal 18 giugno in libreria.
Un poema, disegnato da Isol, nota illustratrice argentina i cui libri sono pubblicati in venti Paesi, che con ironia e leggerezza spiega il mistero dell’identità. Poche e scelte parole che condensano, nella poetica eleganza della brevità, trattati di filosofia e psicologia e così via, che hanno affrontato l’argomento.
La piccola protagonista del libro, che ha la fronte spaziosa e qualche idea, prova a descriversi: ha due orecchie che somigliano a due chiavi di fa, ma non riesce a distinguere un do da un la; ha un naso piccolo che però riesce a sentire profumi di biscotti a due isolati di distanza; ha una bocca che sembra sempre chiusa, ma mette il becco nelle occasioni meno opportune; gli occhi non vedono più in là del naso, ma riescono a percepire le emozioni di chi incontrano. Insomma, per ogni è c’è anche un ma, per ogni affermazione c’è anche un però, che è sempre un invito a non fermarsi, a scostare la tenda e a sbirciare dietro. Un incoraggiamento ad andare oltre l’apparenza che, se anche non mente, è sempre un pezzetto di verità. Le persone sono degli interi e non delle metà, e conoscerle dentro e fuori rende tutto più facile e più bello.
Bisogna portare pazienza però, mette in guardia ancora una volta Luján: “Se tu volessi conoscermi, farei una giravolta su un piede, ma ti attenderebbe un lungo viaggio da quello che sembro a quello che sono”.