Fischia il vento, infuria la bufera,
scarpe rotte eppur bisogna andar
a conquistar la rossa primavera
dove sorge il sol dell’avvenir.
Ogni contrada è patria del ribelle
ogni donna a lui dona un sospir.
Nella notte lo guidano le stelle
forte il cuore e il braccio nel colpir.
Se ci coglie la crudele morte
dura vendetta sarà del partigian:
ormai sicura è già la dura sorte
del fascista vile traditor.
Cessa il vento, si calma la bufera
torna a casa il fiero partigian
sventolando la rossa sua bandiera
vittoriosi e alfin liberi siam!
Marta ascolta la canzone, le sembra magica mentre inizia lenta come un sussurro per poi crescere nel ritmo e nel volume, diventando quasi un grido. Così, come ipnotizzata, si avvicina al palco sul quale alcuni giovani con un fazzoletto rosso intorno al collo stanno cantando ma poi, terminato il canto, sembra nascere uno scontro con un altro gruppo di giovani (i più numerosi nella piazza di Praverso) che al collo invece hanno un fazzoletto verde. La rissa non nasce proprio perché c’è lei presente, una bambina.
Questo è il primo incontro di Marta con i partigiani, le lascerà nel cuore un ricordo difficile da mandare via, le lascerà anche la speranza che Matteo, il fratello maggiore unitosi alla Resistenza, sia ancora in vita e si sia già distinto come un grande combattente.
Marta ha soli 13 anni ma sembra ancora più piccola della sua età, oltre a Matteo ha un altro fratello poco più grande, Davide, che vive, insieme a lei, dai nonni; i genitori sono entrambi a Torino, ma la città, bombardata dagli aerei, non è più sicura, e i piccoli di casa sono stati portati dai nonni, sulle alpi piemontesi. Davide ha un’idea e chiede a Marta di aiutarlo: vuole dare una mano alla Resistenza, approfittando proprio della loro giovane età. Vuole aiutare la Resistenza contro nazisti e fascisti all’insaputa degli stessi partigiani per i quali sarebbero entrambi troppo giovani.
Marta ha paura, ma viene coinvolto anche Marco, un compagno di Davide di cui lei è innamorata, e lei stessa coinvolgerà la sua amica Sara che già non sembra più una bambina. Sarà l’incontro con i partigiani e la presenza di Marco a farle dire di sì al piano del fratello, facendola così ritrovare in un’avventura grande, a tratti dolorosa e spaventosa, in cui dimostrerà tutta la sua determinazione e il suo coraggio.
Fuochi d’artificio, di Andrea Bouchard (edito da Salani), è un romanzo in cui Storia e fantasia si intrecciano, in cui la fantasia aiuta a conoscere una Storia indagata e rispettata dall’autore. Come scrive Bouchard stesso alla fine del libro, la val di Praverso in cui è ambientata la vicenda non esiste, “ma è idealmente collocata in quella fascia di alpi piemontesi che vanno dalla val di Susa in giù, dette anche valli Occitane”. L’autore ha raccolto in quelle zone testimonianze dirette e si è ispirato a due autori: Beppe Fenoglio e Nuto Revelli (entrambi scrittori e partigiani)
Nelle ultime pagine del romanzo è anche presente un quadro storico, molto utile per i ragazzi, in cui potranno per esempio scoprire chi erano quei partigiani con al collo un fazzoletto verde e quali quelli con un fazzoletto rosso, e ciò che accadde in Italia dopo l’8 settembre del 1943, quando, con il cambiamento delle alleanze e la fuga al Sud – già liberato dagli Alleati – di Badoglio e del re d’Italia, si sviluppò nel nord Italia il movimento a cui verrà dato il nome di Resistenza.
È una lettura importante e molto bella quella di Fuochi d’artificio: è stato bello e commovente essere accanto a Marta e ai suoi giovani amici, leggere la Storia attraverso i suoi occhi in tutta la sua crudeltà ma anche in tutta la sua forza.