Nouk ha tredici anni quando decide di non poter più mangiare. Non vuole più crescere, non vuole avere peso, vuole librarsi su tutto. Allora, ci dà un taglio con le cose golose, quelle che tanto amava, le brioche appena sfornate, le torte dolcissime, le meringhe. Basta. Acqua e caramelle per tirarsi su, dopo sfiancanti allenamenti per mandare giù il grasso che già non esiste più.
Petite (Edizioni Piemme) non è il primo e non sarà l’ultimo libro a trattare il delicato argomento dell’anoressia e della bulimia, no. Ma ha una particolarità. Anzi, più di una. La prima è che l’autrice, Geneviève Brisac, racconta la propria storia, muovendo Nouk attraverso le pagine del romanzo. La scrittura è incisiva, coinvolgente, affascina. Tra le astuzie e le ossessioni di Anouk, sentiamo la paura di una ragazzina che non sa di essere affetta da una malattia che va curata e non lasciata prosperare. Seguiamo così un processo doloroso di rinascita attraverso la bellezza della vita, di un amore appena accennato, dei fiori freschi da portare al nonno. Perché sì, si può guarire e la Brisac ne è l’esempio sfolgorante.
Petite è un libro consigliato alle adolescenti per la delicatezza con cui affronta un argomento difficile, ancora oggi scabroso ma è consigliato anche ai genitori delle adolescenti, non per creare allarmismi ma per rassicurarli con la speranza della guarigione.