Eccoci anche questo mese con una bella poesia di un poeta campano, Alfonso Gatto. Quando vedete anche l’uomo più ombroso, ci pensate mai che anch’egli è stato un bambino e, magari, una volta sorrideva? E la prof arcigna, chissà che bambina è stata. In questa poesia dal titolo Ogni uomo è stato un bambino, il poeta ci invita a ricordarci che dietro all’uomo più serio, una volta c’è stato un bambino. Avete mai chiesto ai vostri genitori che bambini sono stati, o ai vostri nonni? Se non l’avete ancora fatto correte a domandarlo, potrete così scoprire che, possibilmente, non erano poi così diversi da voi. Cari kidz, crescendo e nell’ansia di diventare grandi, non scordatevi di essere stati bambini, tenetene sempre una parte nel vostro cuore, vi servirà!
Ogni uomo è stato un bambino
Ogni uomo è stato un bambino
pensate – un bel bambino.
Ora ha i baffi, la barba,
il naso rosso, si sgarba
per nulla… Ed era grazioso
ridente arioso
come una nube nel cielo turchino.
Ogni uomo è stato un monello
pensate – un libero uccello
tra alberi case colori.
Ora è solo un signore
fra tanti signori,
e non vola,
e non bigia la scuola.
Sa tutto e si consola
con una vecchia parola
lO SONO.
Chi è?
Ditelo voi, bambini ignari
che camminate con un sol piede sui binari;
e scrivete “abbasso tutti
gli uomini brutti”
col gesso e col carbone
sul muro del cantone.
Ditelo voi, bambini.
EGLI È…
«…un gallo chioccio che fa coccodè!».