Tra la vita e la morte, ho scelto la vita, per me e i miei amici…
Credo che sia nella nostra natura esplorare, ricercare ciò che è sconosciuto. Il vero fallimento sarebbe non esplorare affatto.
E. Shackleton
È un libro di grande formato e di largo respiro, L’incredibile viaggio di Shackleton di William Grill (Isbn Edizioni). Quando l’ho intravisto per la prima volta in libreria ero molto di fretta, avevo notato la copertina, con il bianco su cui si staglia, quasi all’interno di una rosa dei venti, la figura di Shackleton (e quella degli altri protagonisti della sua storia), ma non avrei mai pensato, cominciando a voltare le pagine, di trovarmi davanti così tanta meraviglia.
Ernest Shackleton l’8 agosto del 1914 (siamo, ancora per poco, nell’anno del centenario dell’impresa) parte con il suo equipaggio per attraversare l’Antartide, il vasto continente del Polo Sud, a bordo dell’Endurance, un vascello di legno, all’epoca uno dei più resistenti al mondo, progettato inizialmente per crociere turistiche e modificato per essere ancora più solido e robusto in modo da poter affrontare i ghiacciai.
Il vascello si chiamava in precedenza Polaris, il battesimo di Endurance deriva dal motto della famiglia Shackleton: By Endurance We Conquer (resistendo vinceremo). Mai motto fu più adatto a un uomo e a un’impresa.
William Grill racconta (e illustra) tutto: la figura di Shackleton, il finanziamento alla sua impresa, il reclutamento dell’equipaggio (ovvero 26 uomini scelti, tra le 5000 richieste pervenute, non solo per le loro competenze pratiche, ma anche per le abilità più singolari come, per esempio, la capacità di cantare), i 69 cani a bordo, (ognuno con un nome e ognuno affidato a un membro dell’equipaggio perché si sviluppassero dei forti legami tra gli uomini e gli animali), l’equipaggiamento e le provviste.
Col senno di poi, nessuna scelta di Shackleton si rivelerà inutile, anzi, tutto contribuirà alla salvezza dell’equipaggio.
Questo, infatti, non è il racconto di una delle spedizioni riuscite dell’epoca dell’esplorazione antartica: l’Endurance rimarrà intrappolata nella morsa dei ghiacci e, nonostante i tentativi di liberare il vascello, restò bloccata e isolata per alcuni mesi, fino alla necessita di evacuare la nave che, schiacciata dalla pressione del ghiaccio tutto intorno, finì per rompersi irrimediabilmente.
Qui comincia una seconda avventura, quella del ritorno a casa, della sopravvivenza, in cui occorrerà tutta la forza, l’unione, l’impegno e la capacità di tener alto il morale (almeno provarci) dell’equipaggio e il sangue freddo di un grande esploratore.
Shackleton non perse nemmeno un membro dell’Endurance.
William Grill, giovane e talentuoso illustratore inglese, riporta con molta attenzione le informazioni sulla spedizione (di Shackleton è stato pubblicato, anche in Italia, il diario dell’impresa, in inglese lo trovate anche online) e accompagna la storia (avvincente già di per sé) con le sue splendide illustrazioni. Il New York Times ha inserito questo albo tra i dieci migliori albi illustrati del 2014 e, a conclusione di quest’anno, non possiamo che concordare.