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Che le fiabe fossero antiche lo sapevamo.
Che Charles Perrault e i Fratelli Grimm fossero stati dei grandi collettori – proprio in senso filologico – di fiabe popolari, filtrandole e codificandole secondo il loro stile e la loro cultura, anche questo ce lo ricordiamo sempre.
C'è però chi – Jamie Tehrani antropologo culturale alla Durham University – a breve, nell'ambito del British Science Festival, presenterà delle scoperte molto più precise al riguardo.
In particolare, Tehrani ha preso come base Cappuccetto Rosso e, partendo dalla bambina più famosa delle fiabe, ha dimostrato come in realtà le radici delle favole siano ancora più profonde di quanto si potesse pensare.
Per darvi un'idea della portata di questa scoperta bisogna però addentrarsi nei contenuti e citare qualche numero: nelle 35 versioni studiate dal professore è venuto fuori che in Iran Cappuccetto era maschio, mentre in Cina il lupo era una tigre! Sarebbero poi ben 70 i personaggi ballerini tra una versione e l'altra!
Con un metodo di lavoro usato anche dai biologi, una sorta di costruzione dell'albero genealogico, l'antropologo ha trattato le fiabe alla stregua di organismi, studiandone l'evoluzione (e dunque mutamenti, aggiunte, perdite, funzionalità vecchie e nuove) dei principali classici per i Kids. Li ha catalogati singolarmente, poi divisi in famiglie, dunque ha individuato dinamiche comuni di trasmissione delle storie nelle diverse parti del Mondo.
Eh sì, pare dunque che esista finalmente qualcuno che cerchi di dare forma e di documentare la generica frase di partenza: sarebbe bello che a scuola, da adesso in poi, si studiasse Storia delle fiabe!
Tehrani ce ne sta dando tutti gli elementi, utilissimi, come dicono i luminari a lui vicini per avere una fotografia dell'umanità che eravamo e che siamo diventati: insomma, nelle fiabe da sempre si nascondono e si muovono i nostri istinti ancestrali, vuoi che, a discapito dei mutevoli contorni, siano rimasti sempre i medesimi?!
