Durante il processo lo aveva guardato a lungo. Hannah Arendt, la reporter del New Yorker, era stupita. Non che si aspettasse un mostro con il naso adunco e le orecchie a punta, ma insomma, il genio del male, l’uomo responsabile della deportazione di migliaia e migliaia di ebrei nei campi di sterminio, poteva davvero essere così normale? Anzi, più che normale, dimesso, insignificante, in una parola banale.
Adolf Eichmann, al momento del processo che si tenne contro di lui in Israele, tra il 1961 e il 1962, era proprio così: un impiegato del regime nazista, un burocrate che eseguiva gli ordini. La filosofa Arendt, che seguiva il processo per la rivista americana, si era stupita proprio per questo: il male non ha un aspetto mostruoso, al contrario è ordinario e scontato. Può avere la faccia del vicino di casa.
Ma chi era l’ottuso signore che per anni compilava le liste delle persone che non meritavano di vivere, secondo il nazionalsocialismo, con la stessa disinvoltura con cui si compila la lista della spesa?
Nel bel romanzo per ragazzi Nazi Hunters di Neal Bascomb edito da Giunti, Eichmann non ne vien fuori meglio. A dirla tutta, il libro del giornalista americano non è una biografia sul soldato di Hitler, piuttosto la storia della sua cattura. Però, chi fosse si capisce molto bene.
Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale, il criminale nazista sparisce nel nulla (come molti altri suoi degni compari). Quindici anni dopo, però, e lui proprio non se lo aspetta, è rapito a una fermata d’autobus in Argentina. Un gruppo scelto di spie l’ha seguito per molto tempo e finalmente l’ha catturato. Una volta trasportato a Gerusalemme è sottoposto a giudizio di fronte a una speciale corte che gli contesta 15 diversi reati (crimini contro il popolo ebraico, contro l'umanità, crimini di guerra e appartenenza a organizzazioni criminali), è condannato a morte e giustiziato.
Trovare e arrestare Eichmann però, è stato tutt’altro che semplice. La sua cattura, scrive Neal Bascomb, è un bel racconto di spionaggio. Tant’è che il giornalista americano lo scrive due volte: la prima in Haunting Eichmann, un grande successo negli Stati Uniti, la seconda in Nazi Hunters, tratto dal primo romanzo e destinato ai ragazzi.
A riaprire il caso Eichmann è un sopravvissuto all’Olocausto: Simon Wiesenthal; invece, un avvocato e sua figlia forniscono preziose informazioni per trovarlo; infine un gruppo di spie lo individua e lo arresta. Il libro narra le vicende che hanno condotto alla cattura come un’avvincente spy story, con colpi di scena, battute d’arresto e veloci recuperi.
Del resto, lo stesso processo di ricerca è stato un viaggio incredibile, sostiene Bascomb. Per raccogliere tutte le informazioni necessarie, lo scrittore ha visitato quattro continenti, intervistato spie del Mossad a Tel Aviv, rintracciato ex-nazisti a Buenos Aires e dissotterrato archivi rarissimi in Germania. Non tutto da solo, ma con l’aiuto di una squadra di specialisti e traduttori. Nel corso della ricerca Bascomb ha trovato anche documenti importanti come il passaporto usato da Eichmann per fuggire dall’Europa dopo la guerra.
Nel libro però, c’è molto altro. Per esempio ci aiuta a capire come ragionavano i nazisti, la loro strategia, il destino di molti gerarchi a guerra finita, la complicità delle autorità internazionali nella loro fuga all’estero e così via. Per questo, Nazi Hunters, pur essendo un racconto di spionaggio, trasmette molto bene alle nuove generazione l’enormità di una tragedia come l’Olocausto. Soprattutto, le avverte che il male:
"trova più facilmente spazio nell’uomo quando questi è chiuso, egoista e povero di valori”.