I bambini salvano il Natale. Certo, anche per loro sembra ogni anno più difficile, perché trascinare i grandi nella festa quando i grandi soffrono sul serio, o comunque sono davvero arrabbiati, è complicato. Però ci riprovano e, con la loro tipica testardaggine, anche quest'anno mi sa che ce la fanno.
Perché lo fanno? Penso che la sentano come una festa loro: un giorno fatto di doni e cortesie, di luci e sapori buoni, di incontri e attenzioni. Un giorno fatto a loro misura. E attenzione: non solo per i regali. Perché i bambini non sono stupidi e non accettano davvero un regalo senza cuore, senza che stia nel clima giusto della festa. I bambini salvano i simboli, e per loro un regalo è il segno dell'affetto dei genitori, della bontà del mondo, della positività del futuro, della solidità delle nostre speranze. I bambini amano i regali perché i regali parlano loro della tranquillità degli adulti: magari è un'illusione, ma è un'illusione buona.
Dunque i bambini attendono il Natale, lo pregustano, lo valorizzano. E anche se a fatica lo salvano. E il Natale salva tutti noi. Perché? Perché è una festa che contiene tutte le cose di cui tutti, in realtà, abbiamo bisogno. E' una festa di bontà, di pulizia, di accoglienza. E' una festa che, a dispetto dell'abbondanza (quando c'è) che sta in casa e sotto l'albero, parla delle cose essenziali, quelle veramente indispensabili.
Quelle che non costano nulla.
Paradosso della festa “consumista”: ci fa capire, ci fa toccare con mano, che tutte le luci e i lustrini e gli acquisti non valgono niente, se non c'è amore. Non c'è storia di Natale che non parli di questo. E non è un caso.