Clic clac, clic clac.
Sono certo che al solo nominarne il nome un nostalgico sorriso sia apparso immediato sul volto di chi, oggi grandicello, è stato bambino durante gli anni '70. Un suono, questo clic clac, clic clac, che non potranno certo non riconoscere.
Sì, sono le tanto famigerate palline clic clac. Un gioco d'altri tempi, in fondo. Il divertimento che veniva a nascere dal semplice scontrarsi di due piccole palline.
Clic clic, clic clac.
Fenomeno dell’estate 1971, e poi sopravvissuto per circa un decennio, questo giochino, tanto casereccio quanto pericoloso, ha potuto allora godere di una diffusione pressoché capillare ed immediata; una di quelle mode passeggere destinate a cadere sulla testa dei più piccoli al sopraggiungere di ogni nuova stagione.
Non c’è stato bambino nei primi anni ’70 che non abbia avuto un paio di palline clic-clac, con grande disperazione di familiari e vicini.
Unica sua caratteristica era infatti l'assordate rumore prodotto dal cozzare delle palline. Niente di più, niente di meno.
Il giocattolo era composto da un semplice anello al quale erano legate, tramite cordicelle a “V”, due palline in plastica colorata, che occorreva far sbattere (questo lo scopo) il più velocemente possibile. Intento che, rumore a parte, poteva anche avere la poco desiderata controindicazione di procurare nel temerario di turno qualche bel brivido di dolore, di quelli a mo' di "scossa elettrica"; un po' come quando andiamo incautamente a far sbattere qualche osso, che sia un gomito, un ginocchio o, purtroppo succede, l'osso sacro…
Bastava infatti una semplice variazione di traiettoria per ritrovarsi quelle palline di plastica dura affondare contro il polso. Molto doloroso.
Ma volete comunque mettere la soddisfazione, e lo capisco, di far cozzare quelle palline a velocità supersonica? No, davvero. Volete mettere?
Clic clac, clic clac.