Zucche, pipistrelli, mostri e travestimenti. Sono queste le immagini che subito ci si formano nella testa al sentir parlare di Halloween. Sono i simboli della festa così come abbiamo imparato a conoscerla dopo il suo sbarco, ormai un bel po' di anni fa, tra i nostri confini. Un modo di festeggiare questi giorni a cavallo tra ottobre e novembre allora ben diverso dal nostro, legati come si era ad una ricorrenza meno chiassosa e goliardica, più intima in quanto tributaria di un ben marcato sentimento religioso in riferimento alle ricorrenza di Ognissanti e della Commemorazione dei defunti. Non c'erano streghe, pipistrelli, pellicole dell'orrore e balli in maschera. Tuttalpiù, gironzolando da regione in regione, ci si sarebbe potuti imbattere in qualche zucca trasformata in lume o in un paio di questue casa per casa. Realtà, queste ultime, per quanto minoritarie e sparute, a dimostrazione di come alla base "dell'Halloween americano" esistano tradizioni essenzialmente condivise.
Certo è, comunque, che un posto di rilievo in tali magici giorni i più piccoli lo hanno sempre avuto, protagonisti, anche da noi, di usanze magari ben diverse dal classico trick or treat, di piccole attenzioni probabilmente atte a stemperare il trono grave della festività, giorni anche qui caratterizzati, folkloricamente parlando, da un libero vagare delle anime dei morti sulla terra. Morti buoni, però. I nostri cari defunti che, durante la notte tra il 1 e 2 novembre, ritornavano in famiglia, approfittando dell'occasione per lasciare, addirittura, dei regalini ai più piccoli di casa.
E così, per qualche anno, ogni mattina del 2 novembre, come fosse un anticipo sul giorno di Natale, mi ritrovavo a balzar giù dal letto, pronto a scoprire cosa i miei antenati mi avessero durante la notte portato. Questo perché, trasformando tutto in gioco, il dono doveva essere nascosto da qualche parte nella stanza.
Tutto ciò succedeva (e forse succede ancora) quand'ero bambino, una delle tante tradizioni della soleggiata Sicilia. Diversa da come Halloween è oggi festeggiato, ma non per questo meno affascinante. Anzi.