"Dopo il fiume cosa c'è?" Si chiedeva Pocahontas in balia delle rapide.
Bella domanda, le rispondevo io seduta sul divano dal quale la osservavo, sgranocchiando pessime noccioline al wasabi, tra una pagaiata e l'altra in mezzo alle lontre. Dopo il fiume cosa c'è?
La bella principessa Algonquin dalla lunga chioma corvina, l'unica delle sue colleghe Disney ad essere realmente esistita, si pone questa domanda per novanta minuti di lungometraggio animato, passando tutto il film davanti a un bivio: rimanere fedele alla sua terra, alle sue origini, alle sue tradizioni; o esplorare l'ignoto che reca il vessillo della Union Jack, sbarcato lungo le coste del suo villaggio? Sposare il guerriero Kokum, promessole fin dall'infanzia, o seguire le ragioni del cuore catturate dal caucasico John Smith?
Pillola rossa, o pillola blu, insomma?
Per quel che mi riguarda è già tanto sapere che un fiume ci sia. E, per quel poco che ne so, dopo ogni fiume, inconfondibilmente, c'è un mare. C'è il mare.
Quello che invece non sapevo è il curioso percorso che ogni fiume compie per raggiungerlo il suo mare: il curioso, ma scientificamente preciso percorso di ciascun fiume.
Chi me l'ha svelato è stata Shatzy Shell, una dei protagonisti di City di Alessandro Baricco, romanzo di storie, di strade – e di fiumi – che si incrociano, scorrono (e si perdono) secondo un logico apparente caos:
[…] hanno scoperto, non sono matti, è la loro natura di fiumi che li obbliga a quel girovagare continuo, e perfino esatto, tanto che tutti, dico, tutti alla fine, navigano per una strada tre volte più lunga del necessario, anzi, per essere esatti, tre volte virgola quattordici, giuro, il famoso pi greco, non ci volevo credere, ma pare che sia proprio così, devi prendere la loro distanza dal mare, moltiplicarla per pi greco e hai la lunghezza della strada che effettivamente fanno, il che, ho pensato, è una gran figata, perchè, ho pensato, se c'è una regola per loro, il meno che ti puoi aspettare è che per noi sia più o meno lo stesso, e che tutto questo sbandare da una parte all'altra come se fossimo matti, o peggio smarriti, è in realtà il nostro modo di andre diritti, modo scientificamente esatto e preordinato benchè simile a una sequenza disordinata di errori o ripensamenti, ma solo in apparenza, perchè in realtà è semplicemente il nostro modo di andare dove dobbiamo andare […] e voglio che tu vada, sono felice che tu vada, sei un fiume forte, non ti perderai, non importa se io da quella parte non ci sarei andata neanche morta, è solo che siamo fiumi diversi, anzi, se ci penso mi sa che più che un fiume facile che io sia un lago, non so se capisci, forse alcuni sono fiumi e altri sono laghi, io sono un lago, non so, qualcosa di simile a un lago
Ecco, dopo il fiume c'è Alessandro Baricco.
E io, non credo ci sia altro da aggiungere.