Pochi giorni fa, il 28 marzo, è stata inaugurata al British Museum di Londra una mostra sulle due città campane sepolte dalla lava del Vesuvio nel 79 d.C., dal titolo: “Life and Death: Pompeii and Herculaneum” (Vita e morte: Pompei ed Ercolano).
L’obiettivo della mostra, che raccoglie circa 450 reperti giunti appositamente dall’Italia (utensili, affreschi, statue ecc.), è quello di mostrare ai visitatori come vivevano gli abitanti delle due città romane e quanto le comuni attività quotidiane – il banchetto, il commercio, il teatro, la musica – fossero simili a quelle attuali. Percorrendo le sale del museo e ammirando i reperti in esse conservati si ha l’impressione di vedere delle fotografie a colori che ritraggono gli ultimi istanti di vita delle due città, prima che l’eruzione vulcanica arrestasse per sempre il tempo e immobilizzasse uomini e animali nelle pose assunte in quel preciso momento.
Ora, come è facilmente intuibile, la mostra sta riscuotendo un grande consenso.
Tanti i visitatori inglesi e non che sono accorsi al British Museum per godere di un pezzo della nostra Italia, non scoraggiati neppure dal prezzo del biglietto, ben 15 sterline (quasi 18 euro!), niente affatto esiguo, cosa che dimostra che spendere in cultura può essere un piacere ampiamente ripagato. D’altronde gli inglesi sono bravissimi non sono nell’allestire le mostre ma anche nel promuoverle e nell’attirare i curiosi; pensate che in questo caso hanno scelto un motto efficacissimo che serve proprio a stuzzicare l’interesse: “Two ordinary cities, one extraordinary event” (Due città ordinarie, un evento straordinario).
Da italiani, dovremmo essere orgogliosi di tutto questo successo: a Londra va in scena la vita di Pompei! In Inghilterra si parla di noi! All’orgoglio però è bene che si accompagni una punta di invidia e soprattutto una sana riflessione. Perché, in un momento in cui il sito archeologico di Pompei versa in uno stato di abbandono e non ci sono abbastanza soldi per restaurare gli edifici pericolanti o favorire nuove ricerche archeologiche o organizzare progetti didattici con le scuole, non si è pensato di organizzare una mostra del genere in Italia? Sono convinta che oltre agli italiani, sarebbero venuti anche gli inglesi e i tedeschi e gli onnipresenti giapponesi a vederla e il ricavato dei biglietti venduti si sarebbe potuto utilizzare per la cura stessa dell’area archeologica.
Certo, Pompei ed Ercolano, sono sempre lì, ci si può recare in qualsiasi periodo dell'anno, magari approfittando di queste lunghe e soleggiate giornate di primavera e volendo si può raggiungere Napoli e fare una sosta al Museo Archeologico Nazionale, uno scrigno di meraviglie. Ma allestire una mostra è qualcosa di diverso, è un po’ come organizzare una festa in libreria, uno spettacolo di burattini nel centro storico delle nostre città, una lotteria a scuola. La libreria, il centro storico, la scuola sono sempre lì, chiunque può andarci quando vuole, ma l’evento particolare, straordinario appunto, serve ad attirare l’attenzione, a farci osservare quello che abitualmente ci sfugge e riflettere su quanto spesso e volentieri ignoriamo.
Ebbene, Pompei ed Ercolano negli ultimi tempi hanno invocato la nostra attenzione in maniera anche plateale, sacrificando un affresco o rinunciando ad un muro. Quei crolli, forse, erano il grido di dolore di un passato che ci chiede di non essere dimenticato… Ma noi, qui in Italia, quelle grida non riusciamo a sentirle. A Londra sì.
Fateci un pensiero Kids.