Disclaimer: questo articolo sarà ben lungi dall'essere imparziale. Perdonate la franchezza, ma è così, e vi spiegherò il perché: quando uscì Harry Potter in Italia avevo undici anni, e fu proprio allora che misi le mani sul primo volume della serie, Harry Potter e la pietra filosofale. L'ultimo libro lo lessi, invece, in inglese nel 2006, l'anno della mia maturità. Posso dunque dire di essere una potteriana doc, ché con Harry, Ron, Hermione ci sono proprio cresciuta, o meglio loro sono cresciuti assieme a me. La mia primissima edizione era quella con Pecoranera, che nemmeno aveva gli arcinoti fulmini sulla P in copertina. Non vogliatemene, quindi, se i toni che utilizzerò saranno piuttosto morbidi: è l'affetto che parla, e quando si vuole bene a qualcuno non si è mai sufficientemente lucidi. E io, ad Harry, voglio un bene indescrivibile.
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Quando mi sono seduta presso il Caffè dei Traduttori, alla Fiera del Libro per Ragazzi, per presenziare all'incontro Tutto ciò che vorreste sapere sulle traduzioni di Harry Potter, devo dire di aver seriamente temuto per l'incolumità di Serena Daniele, editor Salani; immaginatevi una schiera di Dissennatori in rosa (il pubblico era interamente composto da donne, per lo più traduttrici: maschietti, vergognatevi!), in spasmodica attesa e con l'aria bellicosa da amazzoni. La Daniele era in ritardo, e per una frazione di secondo ho davvero pensato che avesse preso una Nimbus e se la fosse filata da qualche parte.
Sì, perché il problema della traduzione della saga del maghetto è davvero uno di quelli molto spinosi: la prima edizione, infatti, presentava numerosi errori, a volte corretti in ristampa e a volte no. Tra i più celebri vi sono sicuramente il cambio di nome della casa dei Corvonero, originariamente chiamata Pecoranera, che venne modificato in seguito all'apparizione dello stemma delle case nel quale figurava, per l'appunto, un corvo, l'aver tradotto il termine inglese locket (medaglione) con "lucchetto" in Harry Potter e l'Ordine della Fenice, errore sostanziale ai fini della comprensione della trama e corretto in ristampa, e quello, mai corretto, della mancata distinzione tra half-blood e mudblood, ambedue tradotti in italiano con "mezzosangue" ma dal significato notevolmente diverso: gli half-blood sono tutti coloro che non nascono da maghi purosangue o da genitori babbani (ne sono esempi Harry, Voldemort, Silente, Piton), mentre mudblood è un insulto per definire i Nati-babbani, ovvero coloro che discendono da genitori privi di poteri magici (ad esempio, Hermione, quasi sempre chiamata così da mezza Serpeverde).
Nel 2011, la casa editrice lanciò la nuova collana Biblioteca Economica Salani, e il primo volume della stessa fu una nuova edizione di Harry Potter e la pietra filosofale, con nuova copertina, morbida, nuovo formato e, per l'appunto, nuova traduzione, curata da Stefano Bartezzaghi e con la quale Salani si è prefissata di correggere i vari errori accumulatisi durante lo svolgimento della serie.
Tra i cambiamenti principali, possiamo annoverare i seguenti:
- I nomi di alcuni personaggi sono stati mantenuti nella forma originale: la McGranitt torna ad essere McGonagall, Neville Paciock torna Longbottom e così via per numerosi altri. Silente è rimasto Silente, nome da sempre controverso in quanto semanticamente opposto a quello originale (Dumbledore, letteralmente "calabrone");
- I nomi delle case rimangono invariati, eccezion fatta per Tassorosso, che diventa Tassofrasso.
Ora; immaginatevi decine e decine di potteriani feriti, delusi, affezionati ai nomi con i quali sono cresciuti e già piuttosto seccati per le varie inesattezze e imprecisioni della precedente edizione. Immaginateveli seduti in fiera, in compostissime righe, in silenzio e in ascolto nel fissare Serena Daniele, sola, su di un palco. Seriamente, io ho avuto molta paura.
Ma l'editor di HP aveva un bel sorriso e modi gentili, e venendo in pace ci ha spiegato i perché e i percome del caso: ha sottolineato quanto sia stato difficile, per i traduttori, riportare in italiano un'opera in fieri, ancora non conclusa e quindi non sistematica; quanto sia arduo, per chi traduce, entrare in contatto con gli autori e chiedere la loro, e quanto gli stessi siano restii nell'incontrare i traduttori delle varie lingue; ha candidamente ammesso quando, invece, si è trattato di vere e proprie gaffe («La traduzione di "locket" in lucchetto è stato un erroraccio!»). Ci ha infine sottolineato alcune scelte meramente di "opinione", come mantenere il nome del Preside di Hogwarts in Albus Silente:
Ci venne spiegato che Silente era stato chiamato Dumbledore perché l'autrice lo immaginava come uno che borbotta sempre tra sé e sé. Proseguendo con la lettura dei libri, è così che vi immaginavate Silente? Noi no.
Da studentessa di lingue, traduttrice a tempo perso, grammar nazi e spasmodica amante della lingua inglese, avrei voluto dire e replicare molte cose; ma il mio cuore di lettrice ha avuto la meglio. Dinanzi a me avevo una delle teste grazie alle quali potei avvicinarmi ad Harry e al suo meraviglioso mondo quando a malapena sapevo dire The cat is on the table, editor della casa editrice che mi ha fatto conoscere Dahl, e Pennac, e la Lindgren, e la Nöstlinger, e tantissimi altri autori dei quali, altrimenti, non avrei mai potuto leggere, poiché stranieri. E io non oso immaginare un'infanzia senza Matilde o Sporcelli, o senza Pippi o Il Cane. Proprio no.
Pertanto, a tutti i potteriani doc in ascolto chiedo un po' di lungimiranza: vi garantisco che non chiamerò mai la casa dei Tassorosso Tassofrasso, e che per me Neville sarà sempre Paciock. La Mcgranitt non ha altro nome, per me, perché è con tali nomi che sono cresciuta, questi sono i personaggi che ho conosciuto e che amo. Ma, per citare un autore compatriota della Rowling, ricordate cosa dice Giulietta nella celebre tragedia shakesperiana?
Che cosa c'è in un nome? Ciò che noi chiamiamo con il nome di rosa, anche se lo chiamassimo con un altro nome, serberebbe pur sempre lo stesso dolce profumo.
E speriamo che, dopo questo articolo, non mi arrivino tonnellate di Strillettere.