«In un buco nel terreno viveva uno hobbit».
Ormai sappiamo tutti cos’è uno hobbit, ma immaginatevi alla fine degli anni Venti e questa frase, scritta da un professore di filologia anglosassone dell’Università di Oxford che non sapeva come conciliare la passione per le lingue antiche con le fiabe e la mitologia, diventerà rivoluzionaria.
Con questa breve frase scritta durante una noiosa giornata di afa (una di quelle giornate-hobbit, appunto, in cui ci si può solo rilassare al fresco nella propria casa), un uomo si è guadagnato un posto privilegiato nel santuario dei più grandi scrittori di tutti i tempi. Parliamo di J. R. R. Tolkien, il papà della Fantasy moderna, colui con il quale qualsiasi scrittore di fantasy è costretto (volente o nolente) a misurarsi da sempre.
Per Tolkien, l’anello mancante tra storia e mito è un essere apparentemente insignificante, riccioluto, con grandi piedi pelosi, pantofolaio, amante della buona cucina e dell’ozio, dal nome buffissimo: hobbit.
E’ proprio partendo dalla creazione del popolo degli hobbit che J. R. R. Tolkien arriva alla favolosa Terra di Mezzo, una regione di Arda, l’universo immaginario in cui vivono uomini, stregoni, nani, elfi, alberi parlanti e chi più ne ha più ne metta. Arda è praticamente un pianeta Terra alternativo e in effetti tante sono le somiglianze tra la Terra di Mezzo e noi.
Il primo hobbit della storia (quello che viveva in un buco nel terreno) è Bilbo Baggins, il protagonista del primo romanzo di Tolkien: Lo Hobbit, appunto. Tolkien all’inizio voleva “semplicemente” scrivere un libro per ragazzi, ma la cosa gli riuscì così bene che pensò di allargare le avventure di Bilbo e finì con lo scrivere Il Signore degli Anelli: ci mise vent’anni, ma ne valse la pena. Infatti non creò “solo” una storia, ma un’intera cosmogonia!
C’è chi colleziona francobolli, chi scrive poesie e chi, come Tolkien, aveva l’”hobby” (lo diceva lui stesso) di inventare nuovi linguaggi. Avete presente l’alfabeto farfallino? Beh, il pallino d’inventarsi nuove lingue (con relativa grammatica e, a volte, letteratura) gli venne proprio da questi giochi linguistici a dimostrazione che un vero genio non dimentica mai di essere stato un bambino!
Con la sua opera, Tolkien ci dice alcune cose fondamentali (prendete appunti):
1) Non conta quanto piccoli o insignificanti possiate sentirvi: verrà il giorno in cui potrete dimostrare la grandezza del vostro animo. Chiunque può essere un eroe, se lo vuole davvero (anche se siete degli hobbit!).
2) Non fatevi tentare dalla sete di potere: la felicità, spesso, è nelle cose più piccole (come una caverna-hobbit, per esempio! comodissima, cioè!).
3) Gli amici sono la cosa più importante: sceglieteli con cura, amateli e non traditeli mai (ognuno ha bisogno della sua personale “compagnia dell’anello”)!
4) Ogni cosa, anche quella all’apparenza più infima, ha il suo ruolo nel cerchio della vita (anche un gollum, sì!)
5) Le apparenze ingannano, pensateci due volte prima di giudicare un vecchio dall’aria grigia e sbrindellata: potrebbe essere il più grande stregone di tutti i tempi!
6) Credete sempre nella magia.