Ecco qua, pensavo a cosa suggerirvi per l’estate, stavo qua, sì, a vedere di decidere cosa dirvi che sarebbe carino voi leggeste durante l’estate e mi stavo proprio a spremere le meningi, come si dice, cercando di carpire qualche titolo nuovo, qualche cosa di frizzante, qualche cosa di divertente, qualche cosa che potesse piacervi, insomma, non qualche cosa che poi voi lo leggete e dite, oppure pensate, eh ma che schifo questa roba, che palla – scusate, ma tanto è quel che si dice quando qualcosa annoia, o par brutto e comunque non par bello.
Ecco, dunque, ero qua e mi perdevo in questi pensieri all’inseguimento di libri di cui magari ho sentito parlare, che so che sono belli, ma che non lo so di persona, perché succede anche che uno si fida di quello che legge, ecco, che è poi quello che potreste fare voi leggendo me, vi fidate di quello che scrivo, cioè di quello che leggete qui, scritto da me, comunque, stavo a inseguire titoli lontani poi mi sono detta: ma perché devo andare a ingarbugliarmi la testa e non parlo dei libri che ho letto decine, decine e decine di volte a tanti bambini e quindi so per certo che piacciono e che sono belli e che sono libri che vi faranno divertire?
Ecco, appunto, questi libri sono:
Chiamatevi Sandokan! di Fabian Negrin edito da Salani: i grandi possono leggerlo anche ai piccoli di cinque anni e i bambini possono leggerlo da soli dai sei a dieci anni e anche i grandi possono leggerselo da soli e godersi le illustrazioni notevolissime di Negrin e anche i brani che vengono dritti dritti da Salgari.
Aprite quella porta! di Benoit Jacques edito da Orecchio Acerbo: i grandi possono leggerlo ai piccoli dai quattro anni, facendo la voce sempre più grossa (la nonna della storia, che è poi è la nonna di Cappuccetto Rosso, è parecchio, parecchio sorda) e anche facendo la voce sempre più cattiva e arrabbiata perché i tanti mostruosi ospiti vorrebbero mangiarsi la nonnina, ma lei non ci sente bene, insomma, vorrebbe capire cosa vogliono quelli (che vogliono aprire la porta e mangiarsi la nonnina), ma lei non capisce e poi per aprire la porta serve una parola d’ordine, anzi no, serve una formula, tipo: Versa la pastella e la frittella cuocerà, no, non era così, era: Sbatti la scodella finché si romperà – ma no, neanche per sogno, era: Scalda la padella e l’olio friggerà, oh insomma, un qualche modo dovrà esserci perché questa porta si apra!
Versi del senso perso, di Toti Scialoja edito da Einaudi: i grandi possono leggerlo ai piccoli di tutte le età e rileggerselo da soli finché topi, ippopotami, pipistrelli, lepri e farfalle e api e zanzare e pesci rossi e tutto riusciranno a fare nuovi disegni e esperimenti con le parole, le sillabe e i suoni. Amato topino caro, il primo libro del ’71 (che qui trovate insieme agli altri cinque libri di poesie scritte tra il 1961 e il 1980) fu lettura estiva della figlia di Calvino, Giovanna, che se l’era praticamente imparato a memoria e così mi viene anche da dirvi, adesso, che potreste pure leggere la fiaba che Giovanna Calvino ha scritto per Mondadori, che è uscita da poco, e si intitola La strega dentro di me (illustrazioni di Marina Sagona), ma questa fiaba la conosco per sentito dire, sapete, quelle cose che si leggono, che si sanno ma senza averle viste coi propri occhi, e così magari per questa fiaba potrete essere voi a dirne quel che pensate se avrete voglia, naturalmente, di fidarvi di quello che ho scritto, di quello che avete letto fin qui.