“Prua verso il mare! Al diavolo il tesoro. E’ l’incanto del mare che mi ha dato alla testa!” (R. L. Stevenson)
Una serie di circostanze mi ha portato a esplorare il mondo letterario acquatico e a ripescare alcuni intramontabili classici del mare. Dal navigatore Ulisse ai grandi esploratori in viaggio verso nuove terre, dalla Sirenetta a Pinocchio, dal Corsaro Nero al romantico Corto Maltese, le avventure negli oceani e le spedizioni negli abissi marini di immortali e fascinosi capitani, di nostromi solitari e di scontrosi pirati sono da sempre terribilmente attraenti.
E dunque, se cercate un rimedio all'irrequietezza o sognate di essere in vacanza all'Isola dei Gabbiani, se soprattutto alla terra ferma e alla sua sterile umanità preferite il profumo di salsedine, i cavalloni, i viaggi in barca a vela e lo snorkeling in acque profonde e limpidissime, eccovi tre letture al sapore di sale per respirare appieno l'incanto del mare e conservarne il sapore anche nei freddi giorni invernali.
Ventimila leghe sotto i mari, Jules Verne, 1870.
Uno dei miei preferiti. Il fascino discreto ed elegante del capitano Nemo e la forza del suo Nautilus vi acchiaperanno dalla prima all'ultima riga per non lasciarvi più! A bordo di un sottomarino indistruttibile, un mostro dei mari che saetta in lungo e in largo tra gli oceani, mobilis in mobili, i fortunati prigionieri di Nemo, il professor Aronnax con il suo servo Consiglio e il fiociniere Ned Land, ammirano meraviglie mai viste, che solleticano la loro insaziabile curiosità. La stessa, forse, che spinse Jules Verne a imbarcarsi clandestinamente, a 11 anni, sulla nave La Coraile. Dopo aver visitato gli abissi di Verne, le immersioni con maschera e boccaglio potrebbero svelarvi mondi segreti.
Moby Dick, Herman Melville, 1851.
"- Laggiù salta! laggiù salta! – fu l'urlo, mentre nelle sue bravate colossali la Balena Bianca schizzava come un salmone verso il cielo. Vista così di botto nella pianura azzurra del mare e stagliata sul margine anche più azzurro del cielo, la schiuma sollevata per quel momento scintillò e risplendè intollerabile come un ghiacciaio; e andò poi svanendo, svanendo via, dalla sua prima intensità radiosa nella fosca nebulosità d'un acquazzone che venga su in una valle".
Per l'oscuro capitano Achab, che sta davanti ai suoi ufficiali "con una crocifissione sul volto, in tutta l'indicibile e regale e opprimente dignità di un gagliardo dolore", il mare è un teatro di guerra dove alla fine si troverà faccia faccia con Moby Dick, il gigante del mare dalla testa bianca, dalla fronte rugosa e dalla madibola storta, che in passato lo ho sfregiato. Il tragico scontro con la grande balena assume i connotati di una lotta mitica, archetipica, tra il Bene e il Male. L'unico a salvarsi dalla furia dell'enorme capodoglio è il giovane Ismaele, il narratore del romanzo, che già dopo le prime rivelazioni sul capitano Achab prova nei suoi confronti "una certa e selvaggia pena", e non solo per la sua gamba d'avorio.
Se, come è accadato a Ismaele, anche sulla vostra anima è sceso un novembre umido e piovigginoso e una sorta di inquietudine vi spinge a mettervi per mare per scacciare la malinconia, allora siete pronti per imbarcarvi con Melville a bordo della baleniera Pequod.
Una ballata del mare salato, Hugo Pratt, 1967.
Nella Ballata di Hugo Pratt l'Oceano si presenta da solo, in tutta la sua maestosità, e apre la scena:
"Sono l'Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti. Mi chiamano così da tanto tempo, ma non è vero che sono sempre calmo. A volte mi secco e allora do una spazzolata a tutti e a tutto. Oggi per esempio mi sono appena calmato dall'ultima arrabbiatura. Ieri devo aver spolverato via tre o quattro isole e altrettanti gusci di noce che gli uomini chiamano navi…".
Gli umori del mare li conosce bene Corto Maltese, romantico pirata che segna la sua sorte già dall'infanzia: da bambino, dopo essersi accorto di non avere la linea della fortuna sulla mano, decise di farlesa con il rasoio di suo padre. Nella Ballata, di cui esiste anche la bellissima versione romanzata, il tenebroso Corto scorterà nei mari del Sud due giovani naufraghi, Cain e la bella Pandora, destreggiandosi, per quanto possibile, tra i colpi bassi di Rasputin e i deliri del Monaco.
Da leggere in riva al mare, preferibilmente al tramonto.